Il sindaco Mancinelli presenta il conto del sisma: «Ad Ancona danni per 40 milioni. E adesso il Governo ci aiuti»

La scuola Podesti chiusa dopo il terremoto
La scuola Podesti chiusa dopo il terremoto
di Stefano Rispoli
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Venerdì 18 Novembre 2022, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 18:54

ANCONA -  Quaranta milioni di euro, il doppio di Pesaro. Il Comune di Ancona oggi presenta il conto dei danni al governatore Francesco Acquaroli, in allegato alla richiesta dello stato di calamità naturale che, formalmente, è la Regione a dover inoltrare a Roma, nella speranza che poi venga accettata. Le scosse del 9 novembre hanno provocato più effetti di quanto si immaginasse. Perché è vero che non ci sono stati crolli, ma molti edifici hanno subito gravi lesioni, a partire dalle tre scuole inagibili che probabilmente sarà più conveniente demolire e ricostruire, anziché ripararle. 

«Spannometricamente i danni oscillano tra i 30 e i 40 milioni di euro» rivela la sindaca Valeria Mancinelli.

E parliamo solo degli edifici pubblici. Per quelli privati, ancora non c’è un’idea, nemmeno di massima. Tant’è che nel documento che oggi verrà presentato alla Regione, il Comune dorico si limiterà a indicare alcuni dati: una cinquantina di palazzi dichiarati inagibili per danni strutturali e oltre 2.300 richieste di sopralluogo avanzate ai vigili del fuoco, che fino a ieri pomeriggio ne avevano espletate 1.465. Come si temeva, insomma, il terremoto ha provocato danni ingenti soprattutto nel capoluogo dove, ha spiegato la sindaca, l’intensità delle scosse telluriche è stata maggiore rispetto a qualunque altra città della costa marchigiana, a prescindere dalla distanza dall’epicentro in mare. Oggi, dunque, verrà trasmessa la ricognizione alla Regione che, tecnicamente, è deputata ad avanzare al Governo centrale la richiesta dello stato d’emergenza per ottenere fondi destinati alla ricostruzione.ù

«La quantificazione di massima - spiega la Mancinelli - serve solo a dare l’entità del fenomeno e a supportare la richiesta di risorse straordinarie. In questo momento è impossibile essere precisi perché, ad esempio, ci sono tre scuole inagibili per le quali non sappiamo ancora se sarà funzionalmente ed economicamente più idoneo ristrutturarle, cosa che è possibile anche con un adeguamento sismico ma magari con dei limiti dal punto di vista energetico, oppure buttarle giù e ricostruirle. In ogni caso, nella richiesta abbiamo ipotizzato la demolizione e ricostruzione».

Bisognerà attendere sopralluoghi e relazioni tecniche per individuare la strada da intraprendere per la media Podesti di via Urbino, la media del Pinocchio in via della Madonnetta e la materna XXV Aprile di via Michelangelo, pesantemente lesionate dal terremoto. La valutazione non può prescindere dalla possibilità di intercettare contributi statali (come i fondi del Pnrr) che potrebbero davvero rendere più conveniente e funzionale la ricostruzione ex novo dei tre plessi, un po’ come ha deciso di fare la Provincia per l’istituto superiore Benincasa, che verrà abbattuto e rimesso in piedi. Ma non ci sono solo le scuole. «Tanti altri edifici hanno subito dei danni più lievi, che non hanno comportato l’inagibilità, ma sono comunque danni - spiega la Mancinelli -, come cimiteri e uffici».

E poi c’è tutto il capitolo del privato: un mondo fin qui inesplorato, visto che, al momento, ci si può limitare solo alle constatazioni dei vigili del fuoco. Una cinquantina gli immobili sgomberati perché inagibili, ma ci sono centinaia di richieste ancora inevase. «Un quantificazione economica dei danni registrati dai privati attualmente non è possibile - spiega la sindaca -. Avremo un’idea più precisa solo quando il Governo emanerà la norma di legge che riconosca i contributi straordinari alla popolazione terremotata. Ma perché questi fondi vengano riconosciuti, è importante che venga approvato lo stato di emergenza, motivato dalla numerosità, e non solo dall’entità, dei danni causati dal sisma nella nostra città. Come Comune abbiamo chiesto alla Regione di inoltrare la richiesta dello stato di calamità per ottenere fondi straordinari indispensabili per la ripartenza». 

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