Fermo, l’invasione dei trattori per difendere la campagna: «Sì, ci sentiamo traditi». I cortei sulla Statale partiti da Marina Palmense

Vitali: «Tutelate i nostri prodotti»

L’invasione dei trattori per difendere la campagna: «Sì, ci sentiamo traditi»
L’invasione dei trattori per difendere la campagna: «Sì, ci sentiamo traditi»
di Serena Murri
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Martedì 6 Febbraio 2024, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 09:08

FERMO «Siamo stati traditi da tutte le associazioni di categoria». Era questo uno dei primi cartelli che campeggiava su uno dei trattori per la protesta degli agricoltori di ieri. L'«agricoltura italiana non si tocca è cibo per tutti». E ancora: «La sovranità alimentare è degli agricoltori». «Hai mangiato oggi? Ringrazia gli agricoltori». «No agricoltori, no future». Sono andati avanti così per tutto il giorno, ieri, in un serpentone che contava 18 trattori (questi quelli concessi dalla Questura) che a suon di clacson e striscioni hanno urlato il loro messaggio di dissenso. La protesta ha raggiunto una portata europea.

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Il tragitto

La manifestazione di ieri, partita da Marina Palmense, è stata organizzata senza i sindacati ma dal Comitato agricoltori riuniti (Cra), contro le politiche agricole comunitarie e nazionali.

Una protesta composta, qualche disagio per il traffico non è mancato ma la presenza delle forze dell'ordine nei punti chiave della viabilità coinvolta, ha aiutato per lo meno a gestire la giornata, soprattutto in prossimità degli incroci. La sfilata di trattori si è ritrovata ieri mattina, alle 8 presso il terreno privato dietro Palmatea e da lì, dopo aver atteso le delegazioni provenienti da Santa Vittoria, Falerone e Valdaso, alle 9.30 sono partiti in direzione nord. L'obiettivo era quello di farsi sentire, per questo hanno attraversato la Statale di Porto San Giorgio, per poi tornare indietro e raggiungere Marina di Altidona. Stesso itinerario, è stato fatto ieri pomeriggio, fino alle 20. Non si sono registrati particolari problemi per il traffico mentre il presidio dovrebbe restare in zona almeno per un paio di giorni. La manifestazione è stata organizzata dagli agricoltori per il loro no a politiche agricole italiane ed europee troppo stringenti. Al centro delle loro argomentazioni, la nuova Pac (Politiche agricole comunitarie) e i troppi paletti imposti al settore che ora si vedrà preclusa anche la possibilità di seminare sul 4% del terreno che invece dovrà essere incolto.

Uno degli organizzatori di quello che è stato il terzo presidio in Italia, è Luigino Vitali che ha un'azienda di cereali a Montottone: «Non è una piccola protesta. È una manifestazione che coinvolge tutta l'Europa. Il problema sono le politiche europee che spingono al green e vengono contro di noi. Hanno fatto una Pac con i contributi agricoli comunitari che ci da vincoli troppo restrittivi e assurdi. Ci impongono il 4% di terreno da lasciare incolto. La produzione italiana di grano con le regioni produttrici principali (Sicilia, Puglia e Marche) copre il 40% del fabbisogno di grano in Italia. Allora perché ricorrere al grano dal Canada, con la contraddizione di lasciare in sodo la terra quando noi andiamo a comprare i prodotti fuori?». Ma ci sono anche problemi molto più gravi. «Non si riesce a controllare le importazioni - ha ripreso Vitali -. Noi facciamo grano sano, con fitosanitari autorizzati dalla comunità europea, rispettiamo tutti i disciplinari e poi arriva il grano dal Canada, dove non c'è il clima per fare il grano, dove trebbiano con la neve e utilizzano il glifosate, grano che poi viene utilizzato per fare la pasta. È una cosa che non riguarda solo il reddito ma anche la salute. Ci sono politiche sballate che spingono verso cibi di nuova generazione e farine dei grilli».

L’obiettivo

Gli agricoltori sperano di arrivare sui tavoli del Governo nazionale e di quella via di essere ascoltati dai vertici europei: «La protesta è europea, qualcosa a Bruxelles si dovrà muovere. Il Governo italiano dovrà rappresentarci. Vogliamo trattare direttamente con il Governo. Oggi (ieri, ndr) i nostri colleghi del Lazio, sono andati a Roma. Speriamo che qualcosa si muova» ha concluso Vitali.

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