Il politico Mauro Lucentini: «La mia vita fra scarpe, San Serafino e basket»

Il politico Mauro Lucentini: «La mia vita fra scarpe, San Serafino e basket»
Il politico Mauro Lucentini: «La mia vita fra scarpe, San Serafino e basket»
di Valentina Berdozzi
4 Minuti di Lettura
Domenica 31 Marzo 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 15:51

Variabili e costanti scrivono insieme, nella vita delle persone, una dinamica tanto affascinante quanto misteriosa. Sono due mondi che si intersecano, due orizzonti che si intrecciano e, nel mezzo, ci siamo noi, frutto di quella commistione perfetta di cose che capitano imprevedibilmente, che ci sconquassano e ci fanno sobbalzare. È un equilibrio quasi mai perfetto: a volte la lotta è impari eppure quella che ne esce è una magia che ci accomuna tutti. A Montegranaro, ad esempio, si dice che le costanti nella vita siano tre. Le enuncia con orgoglio Mauro Lucentini, agente immobiliare e una vita spesa nel segno della passione politica, che si è dipanata dai seggi del consiglio comunale della sua città a quelli del Parlamento a Roma: «San Serafino, scarpe e pallacanestro - precisa orgoglioso -: sono questi i pilastri della vita dei miei concittadini. E io non faccio certo eccezione».

La città

Giura di essere diventato grande, attraversando la vita fin dentro le ossa della sua città. «Sono nato nel 1983, in quello che oggi viene definito l'ex ospedale di Montegranaro, in pieno centro storico, quello che un tempo era il Convento agostiniano.

Nella stessa stanza in cui venni al mondo, frequentai la quarta elementare, perché gli ambienti lasciati liberi vennero destinato anni dopo agli alunni. Una volta che anche la scuola elementare trovò un'altra sede, continuai a frequentare quella struttura fino ai vent'anni con il gruppo scout, che iniziai a frequentare a sei anni, sulla scia di mio fratello maggiore Nicola. Fino ai vent'anni, quelle mura hanno rappresentato per me delle solide fondamenta di crescita: un tassello fondamentale della mia infanzia e giovinezza che, nel 2000, all'epoca dell'assessorato ai Lavori pubblici, decisi di ristrutturare. Sono tornato a rimetterci piede alla fine dello scorso anno, in veste di presidente dell'associazione Presepe Vivente, organizzando nelle sue grotte la chiusura dell'ultima manifestazione: un'emozione fortissima, legata a quella che è un'istituzione di Montegranaro e della mia vita». Tra quelle mura, è chiusa una parentesi di passato felice e spensierato, legata a doppio filo all'esperienza del gruppo scout: «Sono stati anni meravigliosi: di scoperta, di conoscenza, di contatto con la natura, di risate e amicizia, di impegno verso il prossimo, di una praticità concreta e dell'entusiasmo con cui guardare al lato positivo della vita, senza abbattersi o scoraggiarsi mai. Sono stati anche gli anni di Nazzareno di Chiara come capo scout: un modello, un punto di riferimento, un vero padre, per me che ho perso il mio giovanissimo. Sotto la sua ala sono cresciuto e ho camminato, forte di quei consigli preziosissimi che sapeva elargire con le parole giuste al momento opportuno». Per Mauro, le parole sono sempre state un'arma importantissima, una risorsa e una ricchezza, per il ragazzo che sognava un giorno di camminare nel mondo come giornalista. «Era il mio desiderio più grande per il futuro. A ridosso del diploma avevo le idee chiare: nonostante avessi frequentato l'Istituto tecnico per geometri, dopo il diploma mi sarei trasferito a Milano e avrei frequentato un corso per giornalisti. La conferma che quello era il mio destino venne il giorno dell'esame di maturità quando, portando come materie italiano e diritto, il professore disse che avevo sbagliato scuola e benedisse la mia scelta. L'improvvisa malattia di mio padre ha ostacolato i piani, ma certo non la passione: poco più che ventenne, iniziai a collaborare con varie testate locali, scrivendo di sport e di cronaca».

Il passaggio

«Il coronamento di questo sogno - ricorda - venne più tardi, quando divenni lo speaker della Sutor Basket per la storica Radio Veregra Uno. Un'emozione meravigliosa, che durante una trasferta a Roma, mi permise di sedermi accanto a Walter Veltroni e fargli capire che, nonostante le ridotte dimensioni territoriali, per Montegranaro, la Sutor e il basket erano una questione di profondo orgoglio». E c'è l'orgoglio dell'appartenenza, assieme a quello di spendersi per gli altri, dietro alla passione politica di Mauro. «Era questa la spinta che sentivo già alle superiori, quando avevo il pallino del dover fare qualcosa senza sapere però bene che cosa - spiega -: ben presto misi tutto a fuoco, quando scesi in campo e iniziai a vivere la politica come impegno e missione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA