L'educatrice Giovanna Cipollari: «Pino, io e il nostro ‘68, la comunità solidale»

L'educatrice Giovanna Cipollari: «Pino, io e il nostro ‘68, la comunità solidale»
L'educatrice Giovanna Cipollari: «Pino, io e il nostro ‘68, la comunità solidale»
di Lucilla Niccolini
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Domenica 14 Aprile 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 12:34

In una foto del giorno della prima Comunione, vediamo Pino all’uscita dalla chiesa di San Francesco a Capodimonte. È Il fratello di Giovanna, e le fa strada con un gesto premuroso, da cavaliere. Lei, vezzosa nell’abito bianco di pizzo, appare, come Beatrice, “tanto gentile e tanto onesta”, mentre scende il gradino. Affinità e vicinanza, tra loro, che impronteranno tutta l’esistenza. Giovanna Cipollari non riesce a parlare di sé senza richiamare il nome del fratello. «Lui se n’è andato vent’anni fa - lo rimpiange - ma ha influenzato la mia vita. Siamo cresciuti insieme, lo adoravo».

Il mito

Di tre anni più grande, Pino è sempre stato il suo mito, un modello, con scelte di vita insolite, ideali, «non proprio condivise da nostro padre che, diplomato al Montani di Fermo, sognava che il figlio diventasse ingegnere.

Pino gli obbedì, prese la laurea, e poi consegnò la pergamena a papà. Che la incorniciasse. Lui, invece, avrebbe fatto altro». Lo racconta Giovanna, che quando parla di Pino non sa fermarsi: «Ha fondato il Cvm, Centro Volontari Marchigiani, e si è sempre dedicato ai miseri, ai derelitti, al Terzo Mondo. Diceva: “I poveri non hanno bisogno di soldi, ma di chi cammini con loro”». Principi e sensibilità, che quel ragazzo mite e appassionato, antimilitarista convinto, ha imparato assieme alla sorella. «Nella parrocchia dei frati, qui a Capodimonte, con padre Enrico. Trascorrevamo i pomeriggi tra giochi, sport, attività teatrali. E poi, i primi programmi televisivi. Non potevi vedere la Tv dei Ragazzi, se non andavi a catechismo». E il Vangelo, a quei ragazzi, i frati l’hanno fatto comprendere profondamente. «È stata quella comunità, molto unita e solidale, a educarci, trasmettendoci i valori che poi ci hanno guidato».

Lo spaesamento

Il quartiere di Capodimonte era come un villaggio, dove si conoscevano tutti, si aiutavano. «E quando la mia famiglia si trasferì in una casa più grande, in via Isonzo, mi sentii spaesata, senza punti di riferimento». Per questo, quando Giovanna si è sposata con Walter, nel ‘70, è tornata a vivere in piazza Sangallo, nello stesso edificio della sua infanzia. «A quattro anni, andavo a piedi alla scuola materna Garibaldi, nei locali annessi alla parrocchia. Da sola, perché allora si usava così, non c’era traffico. Mamma si raccomandava che camminassi appresso al muro, e quando tornavo a casa avevo le maniche del cappottino bianche d’intonaco. Altri tempi».

La cartolina

Diversi, anche gli anni della giovinezza. «Pino e io abbiamo vissuto il ‘68 autentico, quello della condivisione, dell’impegno». E il fratello, quando gli arriva la cartolina di precetto, si dichiara obiettore di coscienza. «Sul petto portava già appuntato il simbolo dell’arma spezzata. Riuscì ad andare in Somalia a fare il servizio civile». Quando tornò, dopo aver conosciuto esponenti del Focsiv, la Federazione Organismi Cristiani, diede vita al Cvm, oggi ribattezzato Comunità Volontari per il Mondo. Accanto a lui c’era Giovanna, che intanto, laureata in Giurisprudenza, aveva cominciato a insegnare, appassionandosi all’educazione interculturale. «Andai a seguire un corso di Elio Damiano, a Brescia, in cui il prof propugnava la revisione dei curricula, dei nostri vecchi programmi scolastici che, centrati sulla cultura occidentale, non tenevano conto della storia degli altri continenti».

I progetti

Così, mentre il Cvm, guidato da Pino, continua a contribuire, tra Etiopia, Tanzania e Zaire, alla costruzione di pozzi per l’acqua e di ospedali, e alla formazione dei tecnici, Giovanna scrive progetti di integrazione, anche all’interno dell’Irre Marche. Partecipa a congressi nazionali e internazionali. «Ero arrivata, nel 2010, a presentare un disegno di revisione dei curricula scolastici a Letizia De Torre, in Commissione Cultura della Camera, quando era ministra Mariastella Gelmini. Poi, nel 2011 il governo è caduto, e non se n’è fatto più niente». Ma non smette di svolgere la sua missione di formatrice degli insegnanti del futuro, non solo marchigiani. «Fedele alle idee che condividevo con Pino, non rinuncio a seminare un messaggio, che prima o poi deve germogliare: siamo tutti cittadini del mondo. E solo l’armonia tra i popoli può creare il paradiso. Su questa Terra». Date una leva a Giovanna, nel nome di Pino solleverà il mondo.

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