Porto Sant'Elpidio, prostituzione al night
"Pacchi di preservativi negli armadi"

Tribunale di Fermo
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Mercoledì 21 Ottobre 2015, 20:04 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 09:38
PORTO SANT'ELPIDIO - Gli allora titolari del night club Top di Porto Sant'Elpidio A.S. e C.M.U, sono comparsi ieri davanti al collegio penale del tribunale di Fermo.

Devono rispondere dell'accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Sono stati ascoltati tre testimoni della pubblica accusa, il sostituto commissario della polizia di Porto San Giorgio che ha presenziato alla perquisizione nelle abitazioni dei titolari e all'interno del locale, un agente che ha agito sotto copertura, fingendosi un avventore del night club e una delle ragazze che lavoravano nel locale.



Il sostituto commissario ha riferito che a sporgere querela nei confronti del locale, erano stati due camerieri che vi lavoravano, recandosi in commissariato avevano raccontato di come all'interno del locale si esercitava la prostituzione. "Nelle abitazioni dei titolari non abbiamo trovato nulla di particolare solo qualche fattura intestata al locale e basta. - racconta - all'interno del locale invece abbiamo rinvenuto pacchi di preservativi nella cassa e negli armadietti". Interessante la testimonianza dell'agente che fingendosi cliente è entrato nel locale.



"Una volta preso il drink al bar - racconta- una ragazza mi si è avvicinata e mi ha detto che se ero disposto a prendere una bottiglia e a pagare dalle 100 alle 400 euro avrei avuto la prima consumazione offerta e ci saremo divertiti molto di più". La deposizione di una delle ragazze che lavorano allora al Top è stata molto lacunosa. La giovane ha più volte detto di non ricordare molto di quel periodo. Secondo l'ipotesi accusatoria all'interno del locale le ragazze adescavano i clienti con la scusa di bere una bottiglia di champagne e poi consumavano rapporti a pagamento con i clienti. Il processo è stato rinviato ad ottobre del prossimo anno per chiudere l'istruttoria del Pm. Gli imputati sono difesi dall'avvocato Gian Vittorio Galeota.

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