Cesetti, la lunga carriera partita da Montegiorgio: «L’amore per la politica fra i banchi del Liceo»

Cesetti, la lunga carriera partita da Montegiorgio: «L’amore per la politica fra i banchi del Liceo»
Cesetti, la lunga carriera partita da Montegiorgio: «L’amore per la politica fra i banchi del Liceo»
di Valentina Berdozzi
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Domenica 7 Gennaio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 07:24

La direzione ostinata e contraria non è solo una felice locuzione o un modo di dire. E' un abito della mente, una caratteristica, la strada su cui ci si incammina seguendo i propri sogni e dando retta solo ed esclusivamente a loro. E a noi, alla parte più sincera e profonda dei nostri desideri, dove non si sente nessun'altra voce se non quella che viene dal cuore e, con tutta la sua forza, grida l'evidenza che ci fa felice. Occorre coraggio per proseguire su quella rotta; serve la determinazione di chi non sente ragioni se non quel tarlo che pulsa in testa; serve la forza di mettersi in marcia e partire. E pazienza per chi non è d'accordo e non condivide con noi visioni e obiettivi: non lo si può escludere ma neanche assecondare.

Il passato

Si ammanta di tenerezza la voce di Fabrizio Cesetti  quando, vagabondando tra i ricordi, le tappe, gli incarichi di una vita di impegno politico e partecipazione attiva, quel modo di procedere lo rintraccia sulla sua pelle, tra la forza del suo sogno e l'opposizione di babbo Mario: «Con lui ci siamo scontrati parecchie volte - comincia - c'ero io, la mia voglia di fare, il desiderio di buttarmi nel cuore delle vicende, una gioventù in cui la politica è stata passione già dai giorni del diploma al Liceo scientifico di Montegiorgio. E poi c'era lui, il freno a ogni mia esuberanza. La risposta a qualsiasi cosa, il commento a ogni mia novità o idea era sempre quello: un bel no. Solo che più lui mi diceva così e più io mi intestardivo a proseguire. E allora andavo avanti per la mia strada, con mamma Aurelia che era sempre dalla mia e mio padre che faceva la voce grossa ma che comunque, sotto sotto, il suo sostegno non me lo ha mai fatto mancare». Sono dinamiche definite, meccanismi che funzionano nel cuore e nella memoria, dove il ragazzo di allora torna con tutta la sua voglia di agguantare un posto nel mondo. «Sono cresciuto in campagna, nella durezza della sua routine e dei suoi lavori periodici, ma il mio desiderio più grande è sempre stato quello di studiare e assicurarmi un futuro migliore - rimarca -: è sempre stato il mio sogno, sin da quando ero un ragazzino. Mi spinse proprio questo, nel 1971, a partecipare al bando emesso dalla Cassa di Risparmio di Ascoli che metteva in palio per lo studente che avesse composto lo scritto più bello a tema Europa una lauta somma di denaro: se avessi vinto, avrei potuto studiare senza pesare troppo sulle spalle dei miei genitori.

Così vinsi 750mila lire

Quel giorno, però, mi approcciai al concorso senza troppa convinzione: mi ricordo che mi sbrigai a scrivere per poter consegnare per primo e archiviare quella mattinata a cui partecipai senza motivazione, se non fosse che una delle insegnanti che sorvegliava lo svolgimento delle operazioni mi invitò a tornare a posto, a prendermi più tempo e a lavorare più approfonditamente al mio elaborato.

Fu un saggio consiglio: feci marcia indietro, mi sedetti al mio banco, mi dedicai allo scritto come si doveva e qualche mese più tardi, un venerdì mattina, giunse la bella notizia: ero arrivato primo, le 750mila lire di premio erano le mie. Il lunedì successivo corsi al Liceo scientifico a iscrivermi: un pezzetto di futuro e di istruzione era nelle mie tasche, io che sognavo così tanto di poter studiare da aver pensato addirittura di farmi frate missionario. Fu così che, a settembre, si spalancarono per me le porte del Liceo. Furono anni bellissimi, di grande crescita, di importante formazione e, tanto per ribadire quella passione che è stato il leitmotiv della mia vita, anche di germogli di esperienze politiche, maturate in quel quinquennio che fu anche il primo scandito dalle assemblee degli studenti e delle relative votazioni».

Gli alunni

«Io - ricorda - ero uno studente dell'ultimo anno e, candidandomi, vinsi divenendo il primo rappresentante degli studenti del Liceo scientifico di Montegiorgio. Presi subito con serietà quell'incarico e, nell'ottica di garantire a tutti il diritto allo studio e alla partecipazione alle gite scolastiche, organizzai un perfetto sistema di raccolta fondi, basato sulla vendita dei biglietti d'ingresso alle feste di istituto che organizzammo assieme a un mio amico. Il resto della somma l'avrebbe coperta l'istituto, ma il gruzzoletto che tirammo su aveva il peso dell'impegno per una giusta causa e il sapore di una vittoria che nasceva da una passione che non mi ha abbandonato mai».

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