Nessuna estorsione né usura, assoluzione a Fermo per l'imprenditrice Rosita Quintili: deve riprendere i beni sequestrati

Nessuna estorsione né usura, assoluzione a Fermo per l'imprenditrice Quintili
Nessuna estorsione né usura, assoluzione a Fermo per l'imprenditrice Quintili
di Pierpaolo Pierleoni
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Venerdì 22 Settembre 2023, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 12:06
FERMO - Nessuna estorsione, nessuna usura. Esce assolta dalle pesanti accuse, partite dalla denuncia di due donne, Rosita Quintili, 56enne imprenditrice di Santa Vittoria in Matenano. Al termine di tre ore di Camera di Consiglio e dopo diverse udienze, al tribunale di Fermo si è chiuso con un’assoluzione piena il processo alla donna, assistita dagli avvocati Francesco De Minicis e Sara Talamonti. Numerose le udienze del dibattimento, che si è articolato in diverse udienze, durante il quale sono stati escussi molteplici testimoni. Il pubblico ministero aveva richiesto una condanna a 6 anni di reclusione e 24mila euro di multa.


La ricostruzione


«Le accuse che le erano state mosse dalla Procura a seguito della denuncia si sono quindi rilevate del tutto infondate», come rimarca lo stesso avvocato De Minicis, il quale ribadisce la volontà della cliente alla pubblicazione del nome dopo la sentenza. Le presunte vittime, costituitesi parte civile, pretendevano invece un corposo risarcimento per decine di migliaia di euro. La difesa sosteneva l’inesistenza delle accuse. Teoria, quest’ultima, accolta dai giudici, con assoluzione dell’imputata dai reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo di attività bancaria. Quintili è esponente di una nota famiglia imprenditoriale del Fermano ed ha scritto una pagina di storica della Cavalcata dell’Assunta di Fermo. È stata infatti, nel 1982, la prima vincitrice del Palio per la contrada Pila ed ancora oggi, dopo oltre 40 anni, rimane l’ultima donna ad aver trionfato.

Tre anni fa è finita al centro di un’operazione delle Fiamme gialle, denominata “Arpia”.


La segnalazione


Le accuse a suo carico erano molto corpose e frutto di una prolungata indagine condotta, a seguito delle denunce, da parte della Guardia di finanza di Ascoli. Alla 56enne veniva contestato di aver concesso ad una conoscente un prestito di 33mila euro, a fronte del quale avrebbe preteso garanzie sproporzionate, dai gioielli a quadri storici di valore, fino ad un’abitazione nel territorio di Monte San Giusto. I militari avevano effettuato perquisizioni e sequestri in due case dell’indagata, trovando documenti ed oggetti di valore, in particolare gioielli e due quadri ad olio del XVI secolo, oltre ad assegni bancari ed effetti cambiari per oltre 92mila euro e scritture private da cui si evincevano prestiti per altri 87mila.


Le cifre


La Guardia di finanza aveva sequestrato beni per complessivi 250mila euro, ritenuti frutto di usura ed ipotizzato tassi d’interesse con punte del 360% su base annua. Un impianto accusatorio che però non ha convinto i giudici e che i legali della difesa sono riusciti evidentemente ad incrinare, tanto da ottenere l’assoluzione della donna. Tra l’altro tutti i beni a loro tempo sequestrati (titoli di credito, scritture, gioielli e dipinti) dovranno essere restituiti a Quintili come legittima detentrice. Così ha stabilito il tribunale.

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