Aperitivi in riva al mare addio, i fratelli Giudici rinunciano a prendere il Pineta

I fratelli Giudici
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Domenica 25 Aprile 2021, 06:45

PORTO SAN GIORGIO - Il Pineta non s’ha da fare. Niente di fatto per la concessione comunale del locale che insiste sulla Pineta Salvadori, negli scorsi anni ristorante Tentacolo, assegnata a febbraio come da bando pubblico a due sambenedettesi. 

 
«A malincuore dobbiamo rinunciare» sono state queste le parole amareggiate di uno dei soci, Erminio Giudici. Così hanno presentato la rinuncia formale giovedì. La società che si era costituita per portare avanti il progetto nel quale avevano creduto fin da subito, era così composta: Erminio e Carlo Giudici, Adriano Maroni, Lorenzo Collina. Tra l’altro, Erminio Giudici, è già titolare insieme al fratello Carlo, a San Benedetto dell’Antico Caffé Soriano. Prima di fare i conti, l’intenzione in origine era di rilanciare il locale per fare ristorazione e aperitivi in riva al mare. «C’eravamo già dentro -ha dichiarato Emidio Giudici con rammarico- e avevamo già iniziato a tessere rapporti con gli amici sangiorgesi, a prendere contatti per trovare il personale con il quale collaborare. Mai ci ha abbandonato l’idea che il posto meritasse e avesse quelle potenzialità che avevamo individuato fin dall’inizio». Conti alla mano, l’impresa non è sembrata realizzabile agli imprenditori. «Purtroppo -ha spiegato Giudici- il progetto si è arenato perché la struttura non è riqualificabile con pochi soldi. C’era l’accordo con l’Amministrazione che prevedeva che il vincitore che si era aggiudicato il bando pubblico, avrebbe fatto ripartire la struttura che insiste sulla pinetina e di fronte al mare. Nella visione dell’amministrazione, con la quale -ha sottolineato Giudici- ci sono degli ottimi rapporti e le porte sono rimaste aperte, servivano circa 50 o 60 mila euro per ristrutturare l’immobile, poi in seguito in accordo con l’ente avremmo valutato come rientrare della cifra e come ripartirla».
Se all’inizio Giudici aveva manifestato semplici perplessità sui costi da affrontare per far ripartire la struttura, con l’approfondimento dei tecnici è arrivata la conferma. «Dopo il sopralluogo effettuato sia con il nostro tecnico che con quello del Comune, è emerso che a partire dalla messa a norma e alla procedura per l’agibilità sarebbero serviti molti più soldi di quelli preventivati all’inizio.

Ai quali andavano sommati, ovviamente gli infissi da rifare, i pavimenti e le pedane interne ed esterne. Sebbene, il costo più alto sarebbe stato quello del tetto e lì ci volevano almeno 200 mila euro. A quel punto, concordemente con l’amministrazione, per il momento si è pensato di soprassedere». Così è stata inviata la rinuncia formale al bando. Peccato, dato che il canone annuale per la concessione sarebbe rimasto invariato. «Al di là del canone annuale -ha fatto sapere Giudici- pur volendo investire 200 mila euro per il tetto, unite ad altre 600 mila euro per tutte le altre spese per impiantare l’attività di cucina, gli arredi. Con i nostri preventivi sarebbe diventato un impegno troppo oneroso». Ora spetta di nuovo all’amministrazione fare un nuovo bando, almeno per il prossimo anno, visto che per l’estate imminente non ci sono i termini per rifarlo. Anche per chi fosse disposto all’investimento, non si è più in tempo per questa estate.

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