Fermo, medici, cambia tutto: visite da prenotare e via al teleconsulto

Fermo, medici, cambia tutto: visite da prenotare e via al teleconsulto
Fermo, medici, cambia tutto: visite da prenotare e via al teleconsulto
di Francesca Pasquali
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Sabato 30 Maggio 2020, 07:35

FERMO - Niente più file in sala d’aspetto, visite solo su appuntamento, ricette spedite per email, consulti in videoconferenza. Il medico di famiglia cambia volto, o almeno ci prova. Il Coronavirus ha stravolto il rapporto tra dottore e paziente. Per settimane, gli ambulatori si sono svuotati e le visite a domicilio ridotte all’osso.

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Ma, da un’esperienza tanto negativa, potrebbe nascere un’opportunità. «Stiamo facendo passi da gigante nell’utilizzo delle tecnologie. In due mesi si sono percorsi tratti mai fatti in vent’anni. Adesso bisogna consolidarli e dargli un’evoluzione», spiega Paolo Misericordia, segretario provinciale della Federazione italiana medici di famiglia.



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Tra il dire e il fare, però, ce ne passa. E ci sarà da capire quanto e come le buone intenzioni si trasformeranno in realtà. Che è fatta, per quanto riguarda i medici di base, soprattutto di pazienti anziani. Abituati, di prima mattina, a mettersi in fila davanti alla porta dell’ambulatorio, quando il dottore ancora non c’è.
 
Gli stessi che con la tecnologia non vanno proprio a braccetto, quando invece sarebbe indispensabile. Per non parlare del teleconsulto, la parte più innovativa del nuovo corso della medicina di base. Videochiamate a tre: medico di famiglia, specialista e paziente. Non proprio a portata di mano per glia anziani. Insomma, tante buone intenzioni, al momento lontane dal concretizzarsi. Che le cose non saranno più come prima lo dice chiaramente anche il direttore dell’Area vasta 4. Il virus e le regole che ha imposto – su tutte l’ormai famoso distanziamento sociale – hanno fatto saltare il banco, portando alla luce le pecche di un sistema in buona parte ormai superato. Qualche giorno fa aveva fatto scalpore il caso delle visite prenotate all’ospedale di Fermo e cancellate per il Coronavirus.
Il programma
«Occorrerà riprenotarle e riprogrammarle – dice Licio Livini –, anche se tante potevano aspettare. I percorsi devono essere rivisti in un’ottica organizzativa diversa rispetto a quella di tre mesi fa». Perché, oggi, per fare una visita serve più tempo. Ci sono i protocolli da seguire e tutta una serie di regole da rispettare. Per questo, secondo il direttore dell’Av 4, «da questo punto di vista siamo vecchi e la sanità dovrà rivedere i percorsi che portano alla visita e che vanno abbreviati». Tra presente e futuro, i medici di famiglia tirano le somme degli ultimi tre mesi. La sintesi di un lavoro sconvolto dalla pandemia. Emergono le ruggini tra la medicina territoriale e quella distrettuale, ma anche l’inizio di una collaborazione mai riuscita prima. Cita “Braveheart”, il direttore del Distretto sanitario Vittorio Scialè e ammette i contrasti tra le due “fazioni”. «Individuato un nemico comune – spiega –, però, l’alleanza non solo è obbligatoria ma diventa un patto, non solo per il presente ma anche per il futuro». Il dramma del Coronavirus pare abbia appianato divergenze storiche. «Speriamo sia finita qui – dice Noemi Raffaelli –, ma questo tipo di integrazione tra territorio, parte distrettuale e servizi ospedalieri non può più venire meno».
La scelta
«Abbiamo capito che c’era un problema nuovo e che nella fase iniziale non sapevamo come affrontarlo - nota a sua volta Giovanni Olimpi, anche lui in videoconferenza per fare il punto sul futuro della professione -.

Abbiamo vissuto giorno per giorno le criticità e creato un gruppo di lavoro che si è rivelato molto efficace». Tanti progetti per il futuro ma anche orgoglio per il lavoro che è stato svolto. A casa dei pazienti sono andati lo stesso. Per primi in Italia, bardati negli scafandri bianchi e insieme agli infermieri del Murri, hanno fatto visite e tamponi. «Se Pesaro ci fosse venuto dietro seguendo questa strategia – puntualizza in conclusione Misericordia –, non avrebbe avuto i 35 medici che si sono fermati, lasciando in grandissima difficoltà l’utenza e i colleghi che li hanno dovuti sostituire».

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