AMANDOLA - Le lungaggini della burocrazia alla base dei ritardi nella ricostruzione post terremoto. Almeno così è per il sindaco di Amandola, Adolfo Marinangeli, che seguire tutte le procedure, ha impiegato un anno e mezzo.
«Il nostro ritardo – spiega – è dovuto proprio alla burocrazia. Solo per il Cir abbiamo impiegato un anno e mezzo per definire i costi».
Procedure, ovviamente, a parte, con il Cir che è propedeutico alla conferma del finanziamento. «Risolto questo – aggiunge – c’è stata la fase progettuale, da aggiornare per riadeguare i prezzi, in seguito agli aumenti.
L’iter
«Finito il terremoto – spiega – ci siamo subito messi al lavoro, per ripartire con i servizi sanitari. Mi riferisco alla progettazione e all’appalto per realizzare il nuovo ospedale, e da parte nostra abbiamo subito approvato la modifica al piano regolatore». Servizi sanitari prima di tutto, quindi, ma anche assistenza con la Rsa e non solo. «La sanità al primo posto – aggiunge Marinangeli – e sistemata la fase emergenziale ci siamo attivati per servizi assistenziali volti a creare alloggi per i nostri cittadini, per evitare lo svuotamento. Mi riferisco ai 47 appartamenti di alloggio pubblico da destinare a chi non ne aveva più. Stiamo facendo le graduatorie». Poi la messa in sicurezza, che ha permesso, ad esempio, riaprire la chiesa del Beato Antonio, e di risistemare il teatro Europa. Però ci sono altre cose da fare.
Le opere
«Quanto alla chiesa del Beato Antonio – dice – a breve ci sarà l’appalto per l’adeguamento sismico, lo faremo nei prossimi mesi. Per il Chiostro e San Francesco siamo ancora indietro, e poi c’è il teatro la Fenice, per noi importante. Siamo nella fase progettuale». Un teatro particolarmente importante, un gioiello custode di cultura e di arte, significativo per l’intera comunità amandolese. Non a caso il teatro è uno dei 62 inseriti nella tentative list presentata dalla Regione per sperare di essere inclusi nel patrimonio dell’Umanità Unesco.
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