Gli esami di maturità si sono conclusi e per molte studentesse e molti studenti è tempo di pensare seriamente al proprio futuro. Decidere se spendere subito il proprio diploma nel mondo del lavoro o intraprendere un percorso universitario per investire ancora nello studio, nella conoscenza, nel futuro. La scelta non è facile, ma vorrei consigliarvi di continuare. Il futuro che ci aspetta può sembrare incerto, e forse lo è, ma l’unico modo per migliorarlo è tentare di eliminare le cause che concorrono a creare questa incertezza. Quale migliore soluzione che investire sulla conoscenza? Comprendere per cambiare. Come ho evidenziato nella relazione della mia ultima inaugurazione dell’anno accademico: «La conoscenza è elemento primario di sviluppo sociale ed economico. Le Università e i sistemi dell’Istruzione, ne alimentano la crescita, rimanendo aperti e inclusivi, con prospettive sovranazionali che vedono nell’internazionalizzazione delle proprie attività didattiche e scientifiche azioni di sviluppo per favorire la mobilità e l’incontro di studenti e di ricercatori per comprendere culture e storie diverse. La conoscenza garantisce uguaglianza e parità per tutti. Dobbiamo pertanto curarne la crescita e la diffusione. Le Università sono i porti, dove le persone s’incontrano e le conoscenze si scambiano». Certo è necessario un impegno. Studiare, comprendere può essere “faticoso” ma se la curiosità di conoscere, l’entusiasmo nell’apprendere, l’ambizione di contribuire accompagnano lo studio tutto diventa più semplice. Vi sono anche dei costi da sostenere, non sempre i fondi stanziati per il diritto allo studio sono sufficienti a coprire tutte le richieste. I costi sostenuti dalle famiglie per la laurea dei figli rappresentano ancora un ottimo investimento per il futuro, con un “tasso di rendimento” per una laurea magistrale, stimato al 53%. Nel rapporto annuale di Alma Laurea recentemente pubblicato i laureati hanno vantaggi occupazionali rispetto ai diplomati della scuola secondaria durante l’intera vita lavorativa. Nel 2020 il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,0% tra i laureati, rispetto al 65,1% di chi è in possesso di un diploma, con retribuzioni medie per un laureato più alte del 37%. Da laureati è più facile trovare lavoro e mantenerlo anche cambiandolo. Nel 2020, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione per i laureati di primo livello è pari all’88,1% e sale all’87,7% per i laureati di secondo livello. La retribuzione mensile netta è pari a 1.469 euro per i laureati di primo livello e 1.556 euro per i laureati di secondo livello. I contratti a tempo indeterminato sono prevalenti, oltre la metà. Mentre ad un anno dalla laurea prevalgono i contratti non standard. Ai neolaureati occorre offrire da subito un contratto che valorizzi l’investimento nello studio appena concluso. Purtroppo, questa modalità è comune sia alle grandi che alle piccole imprese, così da non offrire proposte dignitose ai giovani laureati e per questo è aumentata la disponibilità, dichiarata dal 45,8% dei giovani laureati, di lavorare all’estero, dove le opportunità di valorizzare quanto appreso sono molto più alte a partire dalle retribuzioni e dalla forma contrattuale.
* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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