Redditi più bassi della media: così i laureati se ne vanno

Redditi più bassi della media: così i laureati se ne vanno

di Sauro Longhi
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Lunedì 29 Gennaio 2024, 04:20

Il livello retributivo del lavoro si raggiunge dall’incrocio della domanda con l’offerta, almeno così mi hanno insegnato gli amici economisti. Quando la domanda è più alta, con tante imprese alla ricerca di collaboratori, ma l’offerta è più bassa, con poche persone disposte ad offrire le proprie competenze e capacità, si dovrebbe registrare un incrocio con retribuzioni più alte.

Nelle Marche, in modo particolare in alcuni settori, si registra proprio questa situazione con una concreta difficoltà a trovare collaboratori da coinvolgere nelle produzioni e nei servizi. Come conseguenza mi sarei aspettato stipendi mediamente più alti. Ma dall’analisi dei dati Istat elaborati dall’Ires esce una fotografia diversa. La retribuzione media annua del settore privato nelle Marche è di poco superiore a venti mila euro, in linea con la media del centro Italia ma inferiore dell’11% a quella nazionale.

Certo in questa media entrano anche i contratti stagionali e part-time, ma se analizziamo i contratti a tempo pieno e indeterminato anche questi restano sempre inferiori dell’11% agli analoghi contratti nazionali. Quindi le retribuzioni vengono regolate da altri meccanismi e non dal solo incrocio tra domanda e offerta. Sicuramente con il contenimento del costo del lavoro si abbattono i costi di produzione mantenendo competitive le produzioni e i servizi. Scelte che possono andar ben per il presente ma che offrono poche garanzie per il futuro. Anche perché in questa situazione molti giovani ricchi di conoscenze scelgono di emigrare in altre Regioni e in altri Paesi per trovare un lavoro adeguato alle proprie ambizioni. Il numero dei laureati che dalle Marche vanno a cercar lavoro all’estero è in continuo aumento, il trenta per cento dei quasi duemila giovani marchigiani emigrati all’estero nell’ultimo anno. 


Per affrontare il futuro, l’unica strada che immagino è quella di introdurre più ricchezza nel lavoro, con produzioni e servizi di più alto valore capaci di garantire una maggiore competitività su aspetti di qualità, di affidabilità, di unicità e non solo di costo. Due i percorsi paralleli da incentivare con politiche lungimiranti.

Favorire nelle aziende investimenti per introdurre innovazioni produttive e organizzative anche con un uso più incisivo delle nuove tecnologie, investendo nella conoscenza. Con l’Intelligenza artificiale non si piegano lamiere, ma con un robot collaborativo controllato da algoritmi intelligenti e adattativi la stessa lamiera si può piegare in modo più accurato e con meno fatica, aumentando il valore del manufatto e riducendo il costo di produzione.

L’automazione incrementa la competitività con qualità garantita e costante. Parallelamente incrementare gli investimenti sul capitale umano, per disporre di conoscenze e competenze utili ad accompagnare queste trasformazioni, in alcuni casi rivoluzioni. L’istruzione e la formazione superiore devono essere incentivate con politiche capaci di ridurre la dispersione scolastica ancora alta nelle Marche, arricchire i percorsi universitari anche per attrarre giovani da altre Regioni o Paesi stranieri. I laureati nelle Marche sono di due punti percentuali superiori alla media italiana ma ancora di dieci punti inferiori a quella europea.


L’insieme di queste due azioni, da un lato faciliterà la crescita delle Aziende e la ricerca di personale, trovandolo più motivato e competente, dall’altro porterà ad un sicuro incremento delle retribuzioni per il crescente valore della domanda, sarà un win to win. Già ora il tasso di occupazione tra i laureati è il più alto, di circa dieci punti rispetto a quello dei diplomati e di trenta punti rispetto a quello di chi possiede solo licenza media. Questo divario non potrà che aumentare, smentendo alcuni luoghi comuni del tipo che con la cultura, ed io aggiungo con l’istruzione, non si mangia. Su questi orizzonti dovrebbero ridursi se non annullarsi le disparità di retribuzione, inferiori in media del 30% per le donne e del 40% per i più giovani. Difficile da realizzare? Ma è l’unica strada possibile se vogliamo ridurre le diseguaglianze economiche che spesso anticipano problematiche di disagio sociale e culturale. 

* Dipartimento di Ingegneria dell’informazione Facoltà di Ingegneria  Università Politecnica 
delle Marche

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