Europa, progetto di pace: un 25 Aprile per il dialogo

Europa, progetto di pace: un 25 Aprile per il dialogo

di Sauro Longhi
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Lunedì 22 Aprile 2024, 05:10

I care, mi sta a cuore, mi interessa, nel suo ultimo discorso in occasione dell’incontro con le scuole per la pace, Papa Francesco ha voluto ricordare l’esortazione che Don Milani rivolgeva ai giovani che frequentavano la scuola di Barbiana, invitando tutti i presenti ad interessarsi, ad impegnarsi, oggi forse più di ieri, per la pace. Agli oltre mila ragazze e ragazzi presenti ha ricordato i bambini ucraini, che dimenticano di sorridere e i bambini di Gaza, che soffrono la fame sotto le mitraglie. È stato l’unico messaggio di pace ascoltato nella settimana appena conclusa, iniziata con l’escalation della guerra in Medio Oriente.

Una settimana dove le cronache delle guerre in atto presentano situazioni senza alternative, con telegiornali interessati a illustrare nuove tecnologie di difesa, sempre più sofisticate e costose, senza un’analisi critica delle distruzioni e delle morti che provocano. Tutto per giustificare la necessità di una maggiore spesa per gli armamenti, unica risposta per affrontare le crisi in atto. Ma siamo sicuri che non esistono altre strade da percorrere? Maggiori investimenti per la Difesa sottraggono risorse economiche ai servizi sociali necessari per contrastare le diseguaglianze economiche e culturali. Sottraggono risorse alla sanità pubblica, alla scuola, all’università.

Una situazione che sembra abbia influenzato anche Mario Draghi che nelle anticipazioni del suo Rapporto sulla competitività cita più volte il settore della Difesa, inserendolo tra i settori strategici dell’Unione Europea, come clima, supercomputer ed energia. L’Europa è un progetto di pace, capace di garantire prosperità e comprensione. L’unica strada possibile è continuare in questa direzione cercando di condividere principi come l’inclusione e l’eguaglianza. Il nostro modello è diverso e per un certo senso unico, frutto delle culture e della storia che abbiamo attraversato.

Perché ora tutto questo non ha più valore? La prospettiva di ripristinare una maggiore sovranità nazionale rischia di riavvolgere il nastro della storia e riportarci a condizioni vissute nei secoli passati. Ma noi abbiamo un’ancora a cui aggrapparci per difenderci dalla guerra: la Costituzione.

I nostri Rappresentanti nell’Assemblea Costituente, appena usciti dalla tremenda dittatura fascista e da una terrificante guerra mondiale, ci hanno consegnato un testo, un loro testamento, per evitare di commettere gli stessi errori. La Costituzione ci fornisce le soluzioni ai problemi del presente. L’art. 1, “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Indica il lavoro come strumento per costruire giustizia e solidarietà in ogni comunità. L’art. 3, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Impone l’adozione di politiche di inclusione sociale ed economica per ridurre diseguaglianze e iniquità, e percorsi educativi per comprendere le differenze e favorire l’inclusione. L’art. 11, “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Fornisce chiare e convinte indicazioni per assicurare pace e rispetto tra i diversi Paesi. Giovedì prossimo, festa nazionale del 25 Aprile, festa della Liberazione, dedichiamola alla pace, alla ricerca della pace, al dialogo, all’incontro. Negoziare, discutere è sempre possibile oltre che necessario. Altrimenti altri tasselli si aggiungeranno a quella che Papa Francesco ha più volte definito come la terza guerra mondiale a pezzi. Come insegnante, genitore e nonno continuerò la ricerca delle strade per la pace, non voglio essere corresponsabile del fallimento e consegnare alle nuove generazioni un futuro di incertezze, di prevaricazioni e di distruzioni.

* Dipartimento di Ingegneria dell’informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica 
delle Marche

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