SAN BENEDETTO - Ora mancano solo il ritorno alla Camera dei Comuni, la promulgazione e i decreti attuativi ma l’Harry’s bill come è stato già ribattezzato in Gran Bretagna dai media, ha compiuto il passo più difficile verso l’approvazione.
Dopo aver convinto i deputati al primo step, infatti, il provvedimento proposto, sostenuto e strenuamente difeso da Harry Shindler è passato nei giorni scorsi anche alla Camera dei Lord e, per il veterano dello sbarco di Anzio che vive a Porto d’Ascoli, anche questa battaglia può dirsi vinta. Sono 18 anni d’altra parte che “il cacciatore di ricordi”, 101 anni il prossimo luglio, porta avanti il suo progetto. Lui, che è il più anziano iscritto al Partito Laburista d’Inghilterra, ha avuto il sostegno decisivo dei Conservatori perché si tratta di una legge di civiltà nel Paese che ha inventato la Magna Carta delle Libertà.
In sostanza si tratta di riconoscere quello che ad esempio, in Italia esiste già, e cioè il diritto per chi è residente all’estero di votare per corrispondenza o nelle ambasciate in caso di elezioni politiche. Una discriminazione costata cara secondo gli analisti inglesi e lo stesso Shindler quando fu votata la Brexit perché sicuramente i 3 milioni di residenti fuori dall’isola di Sua Maestà averebbero scelto compatti di restare in Europa.
Tanto che lo stesso Harry si rivolse alla Corte di Giustizia Europea ma senza esito.