Poca pioggia, ancora meno neve: il Tronto è già a secco, ecco perchè l'estate fa tanta paura

Poca pioggia, ancora meno neve: il Tronto è già a secco, ecco perchè l'estate fa tanta paura
Poca pioggia, ancora meno neve: il Tronto è già a secco, ecco perchè l'estate fa tanta paura
di Luigi Miozzi
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Sabato 25 Giugno 2022, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 13:54

ASCOLI - Pochissima neve durante l’inverno, scarse precipitazioni piovose e temperature elevate ben oltre le medie stagionali si ripercuotono inevitabilmente anche sul fiume Tronto, il maggior corso d’acqua che pur nascendo sui Sibillini in territorio laziale, attraversa tutto il Piceno segnando il confine in Vallata tra Marche e Abruzzo. 

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Portata in forte calo 
La portata del corso d’acqua, in questo 2022 caratterizzato dal caldo e dalla siccità, è decisamente calata e viene tenutà costantemente dall’Autorità di bacino dell’Appennino centrale che ha predisposto una stazione di rilevamento a Pescara del Tronto, in territorio di Arquata, all’ombra del Monte Vettore. «Rispetto agli anni precedenti, il livello dell’acqua in questo periodo dell’anno è molto più basso - riferisce il sindaco Michele Franchi -.

Solitamente, il Tronto è in queste condizioni tra la fine di luglio e i primi di agosto. Significa che la siccità ha provocato la diminuzione della quantità d’acqua di oltre un mese e questa situazione ci preoccupa parecchio». 


La complicità del sisma 
La crisi idrica che da diversi anni attanaglia il territorio e che si è aggravata con il sisma facendo scomparire diverse sorgenti che rifornivano il sistema acquedottistico del Piceno, ora investe anche l’alveo del fiume tutto il sistema idrogeologico ad esso connesso. «Di questi periodi - ricorda il sindaco di Arquata - si era soliti riscontrare la presenza di sorgenti d’acqua superficiali che certamente erano determinanti per il territorio circostante. Ora, tutto questo non c’è più». Ad accorgersi delle conseguenze della siccità sono anche i pescatori. Tanti appassionati di questa disciplina sportiva si sono visti costretti a dover rinunciare a pescare in luoghi da loro conosciuti e solitamente frequentati a causa della scarsità d’acqua. Proseguendo verso valle e affacciandosi ai ponti di Ascoli, non è diufficile constatatre che la portata del fiume è inferiore fino ad arrivare alla frazione di Brecciarolo. 


Il fiume ridotto a un torrente
In questa zona, dove in caso d’alluvione l’acqua del Tronto spazza via capanni e rimessaggi di attrezzi agricoli realizzati lungo le sponde e crea qualche apprensione ai residenti della zona che rischiano di vedersi allagati garage e scantinati, in questo momento il fiume è ridotto ad un torrente che scorre al centro del suo alveo, circondato da massi, pietre e terreno brullo. Non migliora di certo la situazione lungo la Vallata. «Stiamo monitorando giorno dopo giorno l’evolversi della situazione - dice Sergio Loggi, presidente della Provincia e sindaco di Monteprandone - siamo preoccupati». Una calo delle portate che si ripercuote inevitabilmente anche sul sistema di irrigazione dei terreni agricoli. 


Crisi che si poteva evitare
«Ad un calo delle portate del Tronto corrisponde una diminuzione di quelle dei canali irrigui - dice il presidente del Consorzio di bonifica, Claudio Netti - il mese più siccitoso nelle nostre zone da sempre è quello di ottobre. In questo 2022, invece, siamo alla fine di giugno e la risorsa idrica che abbiamo è la stessa che solitamente registriamo a settembre, quindi due mesi prima. Ma la peggiore risposta che si possa dare a questa crisi è quella di far ricadere la colpa di eventuali rubinetti chiusi sui cittadini perché sprecano l’acqua. Invece, le responsabilità sono di tutti e, in special modo, di chi in tutti questi anni non ha programmato interventi strutturali per la salvaguardia della risorsa idrica. Non salvo nessuno, neppure il Consorzio di bonifica; ma la situazione la si conosceva già da tempo. Basti dire che agli inizi degli anni Ottanta il governo, prevedendo quello che sarebbe potuto accadere, finanziò la realizzazione degli invasi tra i quali quello dei Gerosa». 

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