Un buco di 14 milioni di euro nell'Ast di Ascoli: la prima sfida per il dg Nicoletta Natalini

L'ingresso dell'ospedale Mazzoni di Ascoli
L'ingresso dell'ospedale Mazzoni di Ascoli
di Mario Paci
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Martedì 15 Agosto 2023, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 12:48

ASCOLI - La prima sfida per la direttrice generale Nicoletta Natalini e per la neo direttrice amministrativa Paola D’Eugenio sarà quella di fare quadrare i conti della Ast ascolana. Bisognerà infatti trovare le risorse finanziarie per cercare di ripianare i 14 milioni di deficit accumulati nel 2022 riconducibili sia a minori introiti (meno 8 milioni per scostamento ricavi) che a maggiori spese (più 6 milioni per sforamento costi).

L’opposizione teme che questo fardello su un’azienda sanitaria, già penalizzata in passato, si tradurrà, ancora una volta, in un ulteriore taglio dei servizi assistenziali per i cittadini e/o a minori assunzioni del personale socio-sanitario.

Nel frattempo, ma con ritardo, è stato approvato il Piano Socio Sanitario 2023 2025 (DGR 709/23) che a giudizio dei circoli e della federazione del Partito democratico altro non è che un mero elenco dei desiderata deficitario sia delle previsione di spesa che delle essenziali coperture finanziarie e dei relativi tempi di realizzazione. 


Le spese


Il piano della Regione prevede maggiori spese legate alle nuove strutture sanitarie. Ad esempio per le case di comunità a cui si aggiunge la riapertura di obsoleti nosocomi, precedentemente abilitati a nuovi servizi territoriali come previsto dalla normativa, di fatto, richiederanno ingenti finanziamenti. Per un loro adeguato funzionamento, saranno necessari infatti fondi sia per nuove assunzioni di personale che per l’aggiornamento tecnologico-strutturale Esistono queste risorse per la nostra Ast picena? Con quale personale verranno garantiti questi nuovi servizi sanitari e con quali coperture finanziarie si darà corso a questo ambizioso progetto per garantire la necessaria integrazione ospedale-territorio e l’applicazione del decreto? Nel frattempo purtroppo le liste d’attesa per prestazioni ambulatoriali restano un problema e ora iniziano ad esserlo anche quelle chirurgiche per la mancanza di anestesisti.

La riduzione delle sedute chirurgiche e della loro durata, ne comporta l’ingolfamento con la conseguente disponibilità di sedute operatorie non più per le prestazioni programmate, ma solo per quelle in urgenza. Sale operatorie che non lavorano a regime e l’impossibilità ad accedere in tempi ragionevoli a visite ed esami portano a un aumento della mobilità passiva (regionale e non) con un incremento di spesa per la Ast di Ascoli.


L’assistenza domiciliare


Altro capitolo spinoso è l’assistenza domiciliare. Attualmente le ore di assistenza domiciliare che vengono mediamente erogate ad ogni anziano sono solamente 15 annue. Questo vuol dire che le cure domiciliari (Adi) vengono offerte solo per due o tre mesi, magari a seguito di una dimissione ospedaliera. Significa che tutti i non autosufficienti che hanno bisogno delle cure domiciliari per anni, oggi rischiano di essere esclusi da questo tipo di assistenza a meno che non si entri in un circuito di tipo privatistico.

Ci sarebbe bisogno di un intervento non solo regionale ma nazionale sul potenziamento dell’assistenza domiciliare e della domiciliarità che vada a superare il seppur necessario modello di residenze protette che fanno assumere a tali luoghi sempre più sembianze di cronicari più che di luoghi di cura. Ma qui si entra in un campo minato. Sfide dunque impegnative per la direzione generale che dovrà però essere sostenuta dalla classe politica locale, di qualsaisi colore e di qualsiasi provenienza geografica. D’altronde l’unione fa la forza deve diventare un mantra e non un luogo comune.

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