Senigallia, senza lavoro e casa
«Ormai sono come un fantasma»

Roberto Beretta
Roberto Beretta
di Sabrina Marinelli
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Giovedì 22 Dicembre 2016, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 19:24
SENIGALLIA - È un uomo invisibile Roberto Beretta che si sposta come un pacco da un dormitorio all’altro, solo e senza un lavoro. E’ un fantasma per lo Stato. Non avendo una residenza nessun Comune può farsene carico. Non esiste sulla carta ma nella realtà è un italiano che ha bisogno di essere aiutato. La sua storia sfortunata è partita da Senigallia dove per tanti anni ha lavorato come pescatore e lui, che si sente un senigalliese adottivo, è tornato in città a chiedere aiuto. 

Non vuole soldi, chiede solo un lavoro. A vederlo non sembra nemmeno un clochard. E’ vestito come una persona qualsiasi, pulito e curato perché, facendo il giro dei vari centri di accoglienza, ha la possibilità di lavarsi e mangiare ma la sua vita è un continuo peregrinare senza meta.
«Sono nato a Como ma ho lavorato tanti anni a Senigallia come pescatore e per questo motivo sono tornato qui dove ho degli amici – racconta Roberto Beretta, 45enne – sono stato anche a Torino poi all’estero e l’ultimo mio lavoro come badante è stato a Marotta. Lì ho avuto la mia ultima residenza che, terminato il lavoro, è stata tolta e adesso sono senza. In Comune a Senigallia mi hanno detto che non essendo residente non mi possono aiutare. Non l’ho più nemmeno a Marotta dove ugualmente avevo chiesto aiuto. Sono diventato invisibile. Finché avevo il lavoro e pagavo le tasse esistevo, ora che ho bisogno di aiuto sono un fantasma». Troppa burocrazia. 
«È la legge a prevedere che una persona debba essere aiutata nel Comune di residenza – spiega Maurizio Mandolini, dirigente dei Comuni dell’ambito territoriale 8 che comprende anche Senigallia – ad ogni modo trattandosi di un caso particolare, visto che non ha una residenza, lo farò contattare dagli assistenti sociali per vedere come aiutarlo». 
Tre anni di dormitori
A Senigallia, dove ha anche dei parenti, alcuni amici gli hanno dato dei soldi e dei vestiti nuovi che lui ha accettato anche se non vuole regali. «Sono stato dieci giorni alla Caritas a Senigallia ma non potevo rimanere più a lungo perché l’assistenza la danno solo per brevi periodi – racconta Beretta – ora sono in una struttura a Jesi che devo lasciare il 27 dicembre. Sono tre anni che giro per i dormitori, che faccio questa vita. Mi hanno detto che si può prendere una residenza sotto un ponte, lo farò se necessario ma ciò che vorrei è un lavoro per potermi permettere una casa in affitto e condurre una vita normale come tutti. Anche gli stranieri che arrivano in Italia sono senza residenza eppure vengono aiutati. Perché se un italiano diventa un senza fissa dimora non può ricevere aiuto? Mi sento un clandestino nel mio Paese». 
La disperazione 
È arrabbiato e sconfortato Roberto Beretta, chiede solo un tetto sotto cui ripararsi in queste notti gelide, senza dover bussare ogni dieci giorni alla porta di una dormitorio per chiedere ospitalità. E’ ancora giovane e in salute, vuole lavorare. «Ho fatto di tutto mi va bene qualsiasi lavoro, aiutatemi a condurre una vita normale». È questo il suo appello disperato. «La situazione di Roberto è assurda – commenta Davide Da Ros, amico senigalliese – il fatto di non avere una residenza non gli permette di ricevere un aiuto. Non lasciamo che finisca sotto un ponte. Spero anche che qualcuno possa dargli un lavoro». 
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