A giudizio stalker
di una studentessa

A giudizio stalker di una studentessa
2 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Luglio 2014, 21:20 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 20:05
SENIGALLIA - Pedinamenti, Sms, telefonate continue, richieste di incontri, regali non graditi e anche i fiori spediti a scuola. Nel 2009 sub uno stillicidio di comportamenti persecutori da parte del suo ex fidanzato, di dieci anni più grande di lei, una ragazza allora diciassettenne di Monte San Vito: fu però una telefonata minacciosa fatta a mezzanotte e 40 minuti del 7 novembre 2009 ad indurla a sporgere denuncia contro l'allora ventisettenne ex boyfriend. Carlos Moretti, questo il nome dell’uomo, dopo averla chiamata zoccola, le intimò di incontrarlo a scuola il giorno seguente: “Se non mi parli, ti vengo a prendere alla fermata e ti porto via e poi sono fatti tuoi”. Dopo la querela, che ieri in aula la giovane ha confermato di portare avanti, Moretti è finito a giudizio ad Ancona con l’accusa di stalking. La difesa, rappresentata dall’avvocato Stefano Mengucci, ha tentato di sminuire le condotte del proprio assistito, facendo presente che da oltre due anni - come ha confermato anche la ragazza - l’imputato non ha più attuato condotte moleste nei confronti dell'ex fidanzata. In aula è stata la stessa parte offesa a ripercorrere l’incresciosa vicenda. Moretti non aveva accettato la fine della loro relazione durata due anni e osteggiata anche dalla famiglia di lei. Per questo, ha riferito la giovane al giudice monocratico Francesca De Palma, dopo la rottura del fidanzamento se lo ritrovava ovunque andasse, soprattutto a Senigallia. La ragazza ha raccontato che riceveva improvvise telefonate da Moretti che gli diceva com’era vestita e cosa stava facendo. Poi la chiamava in piena notte, restando in silenzio. L'imputato voleva a tutti i costi riallacciare il legame con l'ex fiamma ma i suoi regali insistiti lei non li voleva: era arrivato anche a spedirle i fiori all'istituto superiore che la ragazza frequentava in quel periodo. Poi arrivò dall'imputato di notte la telefonata che la spaventò maggiormente: in sostanza lui la minacciò di rapirla nei pressi della scuola se lei non avesse acconsentito ad incontrarlo di nuovo. Era talmente impaurita da far ascoltare la telefonata in viva voce anche al compagno di sua madre.

Il pm Vincenzo Carusi ha contestato all'imputato anche l'aggravante di aver agito in danno di una minore e la recidiva infraquinquennale. Il processo proseguirà a gennaio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA