Ostra, permesso di soggiorno negato allo straniero condannato per rapina. Il Tar ribalta tutto: «Si è integrato»

Ostra, permesso di soggiorno negato allo straniero condannato per rapina, ma Il Tar ribalta tutto: «Si è integrato»
Ostra, permesso di soggiorno negato allo straniero condannato per rapina, ma Il Tar ribalta tutto: «Si è integrato»
di Sabrina Marinelli
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Giovedì 23 Novembre 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 15:43

OSTRA-  Revocato il permesso di soggiorno a uno straniero, condannato per rapina aggravata, ma il Tar annulla il provvedimento. Il giovane asiatico, residente nell’hinterland senigalliese, si è affidato all’avvocata Lucia Paolinelli di Ostra, per impugnare il decreto della Questura. In caso contrario avrebbe dovuto lasciare il Paese, dove si era nel frattempo integrato.

«Gli avevano revocato il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo – spiega Lucia Paolinelli, legale dello straniero - per un’unica condanna, appunto per rapina aggravata.

Il Tar, con sentenza dell’11 novembre, ha ritenuto prevalenti le varie circostanze che dimostravano l’integrazione del ragazzo, in particolare il possesso di una stabile occupazione, sulle esigenze di sicurezza pubblica». 

Il verdetto 

In prima istanza il Tribunale amministrativo regionale aveva negato la sospensiva, rispetto alla richiesta di annullamento presentata nel 2021. Lo scorso 11 novembre invece, decidendo nel merito, ha deciso di accogliere il ricorso annullando la revoca. Il Questore nel disporla aveva tenuto conto della pena ad 1 anno e 9 mesi di reclusione per rapina aggravata in concorso e tentata rapina in concorso. Lui, però, tramite il legale ha impugnato il provvedimento contestando il fatto che non sia stata fatta una globale valutazione, come richiesta dalla normativa in materia di immigrazione, della durata del soggiorno e dell’inserimento sociale e lavorativo, ma si era tenuto conto solo di quell’unica condanna. 

La querelle 

Sia Il Ministero dell’Interno che la Questura di Ancona si erano costituiti in giudizio. Il Tar ha ritenuto fondato il ricorso essendo mancata un’analisi bilanciata. «Solo all’esito di tale raffronto – riporta la sentenza -, adeguatamente motivato, si può pervenire ad una ponderata e sindacabile valutazione di pericolosità sociale dello straniero. Nel decreto impugnato è stata omessa un’approfondita valutazione». Lo straniero, che lavora in un ristorante, aveva ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale e poi dal 2016 il permesso di soggiorno di lungo periodo. «Il giudizio di pericolosità sociale reso dalla Questura – conclude il Tar - difetta di una valutazione di attualità e concretezza, limitandosi a fare riferimento alla condotta illecita senza tenere in considerazione il ruolo che ha avuto nella vicenda penale, il suo comportamento collaborativo e senza giustificare le ragioni per cui, a fronte del percorso di riabilitazione intrapreso e dell’inserimento sociale e lavorativo, la condanna debba ritenersi prevalente». 
Il provvedimento è stato annullato ai fini del riesame e ora lo straniero può ottenere il tanto atteso permesso di soggiorno e costruirsi legittimamente una vita in Italia.

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