Contributo ridotto per il terremoto del 1997 . E la sentenza arriva dopo addirittura 23 anni

Contributo ridotto per il terremoto. E la sentenza arriva dopo 23 anni
Contributo ridotto per il terremoto. E la sentenza arriva dopo 23 anni
3 Minuti di Lettura
Sabato 18 Gennaio 2020, 06:10

FABRIANO  - «Le eventuali varianti progettuali che si rendano necessarie in fase di esecuzione degli interventi di ripristino degli edifici danneggiati dal sisma non possono comunque determinare l’incremento del contributo già concesso per ogni unità immobiliare». Brutte notizie, in arrivo dal Tar Marche, per chi ha subito danni immobiliari dal terremoto. Anche se i cittadini dei comuni compresi nel cratere del sisma 2016, tra cui Fabriano, possono tirare un sospiro di sollievo, perché la pronuncia del tribunale amministrativo, contraria a una richiesta di integrazione del contributo, riguarda una terremotata addirittura del ‘97, che a distanza di 23 anni da quella calamità naturale tra Marche e Umbria, e 21 anni dopo il ricorso presentato al Tar nel ‘99, ancora aspetta di conoscere l’entità del risarcimento a cui ha diritto.

LEGGI ANCHE:

Maestra di 50 anni della scuola elementare con la meningite: scatta l'allarme. Profilassi per familiari, studenti e personale scolastico


La signora Federica Battelli, assistita dall’avvocato Riccardo Leonardi, chiedeva l’annullamento del provvedimento del Dipartimento III del Comune di Fabriano del 12 aprile 1999 che, oltre ad autorizzare una variante progettuale relativa all’intervento di ripristino dell’immobile, confermava l’importo del contributo pubblico già determinato l’anno prima in sede di autorizzazione dei lavori, nonostante la variante implicasse un incremento del costo dell’intervento pari a circa 13 milioni di lire rispetto all’importo iniziale, passando dai 43 milioni iniziali a 56. La proprietaria danneggiata dal sisma di 23 anni fa sosteneva che le norme del decreto del Commissario Delegato per gli Interventi di Protezione Civile del 1997, in base alle quali aveva ottenuto il contributo, andasse interpretato ammettendo un aumento del contributo pubblico in caso di variante «purché entro il limite massimo di 60 milioni di lire per ciascuna unità immobiliare» e dunque reclamava un finanziamento per intero dei suoi lavori di ristrutturazione.
Interpretazione però bocciata dal Tar, che condivide gli argomenti difensivi esposti dalla Regione Marche già con una memoria del 6 luglio 1999, secondo cui il decreto del Commissario delegato all’epoca agli interventi di Protezione civile, pur ammettendo varianti in corso d’opera, era stato costantemente interpretato escludendo che le varianti stesse comportassero l’incremento del contributo già concesso. 

Un’interpretazione «conforme alla ratio dei contributi in parola - scrive il Tar Marche -, i quali non debbono necessariamente coprire l’intero costo degli interventi di ripristino degli edifici danneggiati dal terremoto del settembre 1997, trattandosi per l’appunto di contributi, ossia di somme di denaro con le quali lo Stato e le altre amministrazioni da esso delegate concorrono con le risorse che i proprietari privati debbono mettere a disposizione laddove il costo degli interventi superi la soglia massima prevista dai decreti commissariali». E non esiste, secondo la sentenza pubblicata nei giorni scorsi, «un diritto dei proprietari interessati a vedersi comunque riconoscere il contributo massimo previsto».

Il ricorso della terremotata è stato dunque respinto, ma almeno alla fabrianese viene risparmiato il salasso delle spese di giudizio, che il Tar ritiene si possano compensare «tenuto conto del fatto che la corretta interpretazione del decreto commissariale del ‘97 è stata formalmente precisata in epoca successiva alla data in cui la signora Battelli aveva presentato la domanda di variante».

© RIPRODUZIONE RISERVATA