Via il primario Zuccatosta, e non solo. L'allarme dei sindacati della sanità: «Torrette perde i professionisti»

Via il primario Zuccatosta, e non solo. L'allarme dei sindacati della sanità: «Torrette perde i professionisti»
Via il primario Zuccatosta, e non solo. L'allarme dei sindacati della sanità: «Torrette perde i professionisti»
di Antonio Pio Guerra
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Venerdì 5 Aprile 2024, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 12:14

ANCONA «Se già ora c’è carenza di personale, con l’arrivo delle ferie estive la situazione può solo peggiorare». A Torrette non sono soltanto i medici ad andarsene, come nel caso della dottoressa Zuccatosta. Anche infermieri e sanitari in generale cominciano a cedere alle tentazioni delle altre aziende sanitarie regionali. «Davanti alla possibilità di presentare la domanda di stabilizzazione Covid in più enti, alcuni nostri precari sono stati reclutati altrove più velocemente mentre Torrette procede a rilento» spiega «Un mutuo non te lo danno con un contratto a tempo determinato ed i rinnovi mese per mese non ti danno stabilità» racconta Laura Cesari, coordinatrice del’Rsu.

«Ai concorsi per altri ospedali hanno aderito anche alcuni professionisti che lavoravano con noi da tempo, metro della delusione delle aspettative nella nostra struttura» denuncia Megna. «Dovremmo cercare di tenere tutte queste professionalità - è il suo appello - che abbiamo formato a livelli altissimi e a loro volta andranno a formare i neoassunti».

Un «patrimonio» che spesso si allontana di poche decine di chilometri, per andare a Pesaro o ad Ascoli. «Si parla di Torrette come di un’eccellenza ma questo status si garantisce attraverso l’assistenza garantita dal personale» fa notare Cesari. In alcuni reparti, ad esempio, «la riduzione estiva dei posti letto è rimasta anche d’inverno». Proprio d’estate, poi, cade la deadline più importante: la scadenza dell’ultimo rinnovo contrattuale per i precari, varato lo scorso febbraio.

«Personale che non sa se vedrà rinnovato il suo contratto o se lo vedrà stralciato» secondo Megna. Il flusso di professionisti - che è «continuo, in uscita» secondo Cesari - rende più difficile il lavoro di equipe su cui si basa l’assistenza sanitaria. «Per formare un infermiere nel blocco operatorio o in pronto soccorso ci vogliono sei mesi» fa la coordinatrice. E «laddove un primario ha dimostrato un livello di assistenza molto elevato, è possibile che i suoi pazienti - vendo andare via persone di questo livello - si rivolgeranno altrove» commenta Megna.

«Di norma è l’equipe che funziona e se non ci sono io c’è il collega, o viceversa» ribatte Gabriele Brandoni, segretario regionale di Cisl Medici. «Molti di noi (medici, ndr) hanno aspirazioni che se non riescono a soddisfare qui, poi vanno via» continua. «Ma è una tendenza che c’è sempre stata» rassicura. Sarà, ma il clamore suscitato dall’uscita di scena della dottoressa Zuccatosta dimostra che forse, alla fine dei conti, ciò che è successo va iscritto in un contesto diverso da quello della normale amministrazione.

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