Detenuto ad alta sicurezza
aggredisce un poliziotto

Detenuto ad alta sicurezza aggredisce un poliziotto
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Sabato 29 Novembre 2014, 15:58 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 12:00
ANCONA - Violenta aggressione, questa mattina, nel carcere di Montacuto. Protagonista un detenuto italiano, ristretto ad alta sicurezza, e il grave episodio scatena la reazione del primo sindacato della polizia, il Sappe. “Verso le 11, mentre il poliziotto faceva rientrare dal cortile dell’ora d’aria i detenuti, il ristretto ad Alta sicurezza ha improvvisamente dato in escandescenza e ha violentemente colpito l’Agente di Polizia Penitenziaria di servizio, tanto da dover poi ricorrere alle cure del Pronto Soccorso” dichiara il segretario generale del Sappe Donato Capece. “Quanto accaduto è il culmine di una situazione che vede il penitenziario di Ancona sommerso da tutte quelle problematiche che il Sappe ha più volte evidenziato alle autorità competenti senza però ottenere risposte e soluzioni. Eventi del genere sono purtroppo sempre più all’ordine del giorno e a rimetterci è sempre e solo il personale di polizia penitenziaria. Il Sappe esprime solidarietà al poliziotto ferito e gli augura una veloce ripresa e ritorno in servizio. Queste aggressioni sono intollerabili e meriterebbero risposte immediate, come un congruo periodo di rigido isolamento disciplinare e l’allontanamento del detenuto in un altro carcere. Noi non siamo carne da macello ed anche la nostra pazienza ha un limite...”.

“Sono anni che sollecitiamo di dotare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria di strumenti di tutela efficaci, come può essere proprio lo spray anti aggressione recentemente assegnato – in fase sperimentale – a polizia di stato e carabinieri” aggiunge Capece . Mi auguro che il ministro della Giustizia Andrea Orlando, dopo il grave episodio di Ancona, valuti positivamente questa nostra proposta e, quindi, assuma i provvedimenti conseguenti”.

Ma il Sappe punta il dito anche contro il sistema della “vigilanza dinamica” e del regime penitenziario ‘aperto’ che è in atto nel carcere di Ancona: “Altro che vigilanza dinamica, autogestione delle carceri o sottoscrizione di ridicoli ‘patti di responsabilità’ da parte dei detenuti che sembrano essere l’unica risposta sterile dei vertici del Dap all’emergenza penitenziaria e che rispondono alla solita logica “discendente” che “scarica” sui livelli più bassi di governance tutte le responsabilità. Non a caso il Sappe da subito propose che i vari progetti sui circuiti penitenziari venissero ratificati dai vertici del Dap, dal direttore del carcere e dalla competente magistratura di sorveglianza mediante l’’apposizione in calce delle rispettive firme, che diano vita, questo sì, a un “patto di responsabilità”, o meglio di corresponsabilità davanti a ogni autorità giudiziaria, tra il livello di amministrazione centrale, regionale e periferico”.



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