Paolo Maldini è stato una leggenda del Milan e, qualche anno fa, nel 2018, era stato nominato Direttore dello sviluppo strategico dell'area sport dalla nuova proprietà (il fondo d'investimento Elliott). Dopo anni di lavoro per cercare di fare sempre meglio per la società, il suo lincenziamento, avvenuto sei mesi fa, è stato come un fulmine a ciel sereno. In una recente intervista, Paolo Maldini si è raccontato e ha espresso il suo punto di vista in merito a quanto successo.
L'intervista di Paolo Maldini
Paolo Maldini ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica, in cui ha raccontato la sua esperienza al Milan in veste di dirigente e, soprattutto la delusione del licenziamento: «Se il Milan è stato venduto a 1,2 miliardi di euro e la proprietà vuole cambiare l’organigramma, ne ha il diritto. Anche in questo caso, però, le modalità sono importanti e tante cose non sono andate come sarebbe stato doveroso, per rispetto delle persone e dei loro ruoli. Ho dovuto discutere per trovare un accordo e per non rinunciare ai miei diritti, ma avevo detto subito all’ad Furlani che l’ultima cosa che avrei voluto era un contenzioso con il club: vi rendete conto, gli ho spiegato, che sarebbe la seconda causa di una leggenda del cub al gruppo proprietario del Milan in due anni, dopo quella (persa!) con Boban? Una cosa è certa: il mio amore per il Milan sarà sempre incondizionato. Da figlio di Cesare. Da ex capitano. Da papà di Christian e Daniel, che al Milan sono passati.
Maldini sul caso Sandro Tonali
Inoltre, Paolo Maldini si è anche espresso sul caso scommesse che ha visto protagonista Sandro Tonali: «Sono rimasto scioccato. Mi dispiace: non mi sono reso conto del suo disagio. Questo mi fa capire una volta di più che non si fa mai abbastanza per cercare di gestire e capire questi ragazzi. È una sconfitta anche per noi quello che è successo a Sandro. Ai giocatori dicevo spesso di distinguere la vita reale da quella dei social, anche quando si sentono attaccati e offesi da un mondo senza regole. Si deve aspirare a qualcosa di più radicato e profondo, anche se il “sentiment”, una parola che ho sentito spesso a Casa Milan e che mi fa sorridere, magari è un altro. Di sicuro, come abbiamo detto precedentemente, acquisti e cessioni sono solo una piccola parte del lavoro dell’ area sportiva».