“Visioni animali”, come i nostri artisti
interpretano lo zoo che ci circonda

Un'opera di Valeriano Trubbiani
Un'opera di Valeriano Trubbiani
di ​Lucilla Niccolini
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Lunedì 13 Giugno 2016, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 16:49
ANCONA - Gli animali assomigliano all'uomo, o è l'uomo ad assumere talvolta fattezze animali? Troverete la soluzione alla mostra “Visioni animali” in corso dal 12 giugno e per tre mesi al Museo Tattile Omero, alla Mole Vanvitelliana. Vi si possono ammirare – e toccare – una sessantina di sculture di alcuni dei nostri più eccelsi artisti, tutte raffiguranti animali. Inevitabile l'aggancio con Valeriano Trubbiani, del quale due sculture dominano la scena della prima sala, proprio ai piedi della scala che conduce al secondo piano: “Aruspice nervoso” e “Incravattato Turkey”, un caprone armato di rivoltella e un tacchino con una pinna da sub al posto delle zampe e la cravatta al collo. Sono due grandi sculture in alluminio e altri metalli, nelle quali si evidenzia l'immaginifica ammirazione di Trubbiani per il mondo animale. “Loro sono sempre puri, innocenti – diceva lo scultore maceratese, figlio adottivo di Ancona, all'inaugurazione – mentre l'uomo non merita di essere ritratto: è una bestia!”.

Però è anche vero, come sostiene Simone Dubrovic sul catalogo (Editore De Luca), che l'animale rappresentato rivela sempre un aspetto, più o meno recondito, dell'uomo. Ci sono autori, tra gli oltre 30 presenti in mostra, che sono soliti rappresentare animali (come appunto Trubbiani); e altri che gli hanno dedicato un'unica opera, quella che il curatore, Antonello Rubini, è riuscito a scovare, e di cui è riuscito a ottenere il prestito. “La ricerca del materiale – confessa Rubini – ha preso avvio ai primi di aprile: una bella sfida! Tutte le opere possono essere toccate e apprezzate anche con le mani dal pubblico. È il requisito irrinunciabile: opere che per la loro delicatezza non si sarebbe potuto toccare, come quelle di Basaldella, sono state escluse!”.

L'orgoglio di Aldo Grassini, presidente del Museo Tattile Omero, era tangibile all'inaugurazione, perché accanto a “Minotauro pentito”, il bronzo di Giorgio De Chirico di proprietà del museo, sfilano tanti altri esemplari di rara bellezza. “Ed è la molteplicità dei soggetti, ma anche dei materiali – ha detto – a fare di questa esposizione un evento unico, che ci presenta anche tante opere sconosciute”.

Francesco Somaini e Pericle Fazzini (di cui all'inaugurazione hanno partecipato, con Alberto Mingotti, rispettivamente la figlia Luisa e il nipote Emanuele) accolgono il visitatore con la carica di tensione emotiva delle loro sculture: “Cavallo imbizzarrito” di Fazzini (che è anche logo della mostra) e “Lotta col Serpente” di Somaini, capolavori in bronzo che dialogano col rude Cavallo di Marino Marini, con i Cani a bassorilievo di Giosetta Fioroni, con l'Aquila di Arturo Martini, con il rinoceronte di metacrilato arancione di Gino Marotta, con l'animale misterioso di Enzo Cucchi in terracotta... Non c'è forse animale che non sia rappresentato: uno stupefacente zoo minerale.
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