FANO - Allarme vespe e calabroni nelle case. Ne sanno qualcosa i vigili del fuoco: protetti dall’apposita tuta, effettuano frequenti interventi per liberare le abitazioni da questi insetti temuti per il dolore che può infliggere la loro puntura.
«La media è di 4 o 5 chiamate al giorno in tutta la provincia, ma abbiamo avuto anche picchi fino a 10 richieste», spiegano gli operatori. Per Fano e il suo entroterra, la punta massima è di 3-4 episodi al giorno.
Vespe e calabroni prediligono costruire i loro favi nei cassettoni delle serrande e nei comignoli. Quando lo fanno, si considera che si crei un pericolo immediato per le persone e di conseguenza sono i vigili del fuoco a doverlo scongiurare.
Le protezioni
Gli operatori utilizzano una sorta di scafandro, che protegge l’intero corpo dal rischio di punture, e a queste temperature è un’afflizione il solo fatto di indossarlo.
La siccità
«Più del caldo – afferma il naturalista fanese Cristian Gori – vespe e calabroni soffrono la siccità. Proprio nei giorni scorsi ero a Montecchio nelle vicinanze di un laghetto a Montecchio, invaso da vespe alla ricerca di acqua. La siccità non rende più aggressivi, però, né le vespe né i calabroni. Diventano minacciosi, come tanti altri animali, solo quando ci si avvicina al loro nido. Ne approfitto per sgomberare il campo sul presunto arrivo della cosiddette vespe assassine: qui non ce ne sono affatto. C’è la Vespa orientalis che, pur essendo autoctona, per il suo nome è confusa con la Vespa mandarinia, il calabrone gigante asiatico».
All’ufficio comunale per l’ambiente risultano nella norma gli interventi di disinfestazione negli spazi pubblici. Durante i mesi caldi sono molto attivi anche gli altri insetti: in alcuni casi le punture hanno provocato febbri (a scanso di equivoci non era Covid) guarite in pochi giorni dopo l’accesso al pronto soccorso. Un altro doloroso fastidio di stagione, ma in mare: il contatto con le meduse urticanti e la puntura della tracina. Nel secondo caso il consiglio degli esperti è: rimuovere l’aculeo, immergere il piede in acqua calda (35-40 gradi) e un’abbondante dose di aceto. L’aceto va bene anche per tamponare l’ustione lasciata dalla medusa: pulire però con acqua di mare e non con acqua dolce o ammoniaca. I pochi accessi al pronto soccorso sono il più delle volte conseguenza di errati trattamenti fai-da-te.