Il disabile Alessandro e la famiglia Moneti traslocano (costretti allo sgombero). Per ora si appoggiano da una zia

Alessandro Moneti nella casa che dovrà sgomberare
Alessandro Moneti nella casa che dovrà sgomberare
di Miléna Bonaparte
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Venerdì 14 Aprile 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 18:57

PESARO Tempo ormai scaduto, le chiavi di casa vanno consegnate dopo il weekend. In via per Soria si smontano i mobili, si riempiono gli scatoloni e si fanno le valigie. Entro gli inizi della prossima settimana Alessandro Moneti, 26 anni, il fratellino Leonardo e i suoi genitori lasceranno l’abitazione confiscata e venduta all’asta. Non c’è solo lo sgombero dell’esecuzione immobiliare ordinato dal Tribunale che incombe (ieri mattina la liberazione veniva prorogata di pochi giorni), ma questa volta anche l’avvertimento della Prefettura e della Questura che hanno comunicato al padre del ragazzo disabile, Giuseppe Moneti, l’impossibilità di ottenere altri rinvii da parte della nuova proprietaria, ferma nel rivendicare legittimamente il diritto di entrare in quella che è ormai casa sua. 

 


Il trasloco


Tra lunedì e martedì i Moneti daranno l’appartamento semivuoto al custode giudiziario, l’avvocato del Tribunale Alberto Pratelli, per trasferirsi in un alloggio di 65 metri quadrati vicino al parco Miralfiore, messo loro a disposizione nell’emergenza da una zia di Alessandro che a sua volta traslocherà dalla madre. Intanto la famiglia sta cercando anche un magazzino o un garage dove depositare gli oggetti d’arredamento, in attesa che a partire dal 1º giugno si liberi il nuovo alloggio preso in affitto nel quartiere di Loreto, auspicabilmente con un anticipo al 15 maggio per adattare i locali alle esigenze del giovane agricoltore in sedia a rotelle. «Ce ne andiamo via di qui - dichiarava ieri il papà Giuseppe, impegnato nello smontaggio dei mobili -, pensiamo di trasferirci a casa di mia cognata, la situazione è diventata insostenibile, non vedo proprio l’ora di chiudere questa faccenda.

Purtroppo ci dobbiamo sacrificare perché l’appartamento non è del tutto idoneo, il bagno ha la vasca e non ci sono gli ausili necessari a un disabile. 


Nessun rinvio


«Ma anche il Prefetto e il Questore ci hanno avvertito che entro lunedì o martedì dobbiamo liberare l’abitazione, non c’è più rinvio che tenga». Nel trasferimento ormai obbligato i Moneti sono affiancati dal Comune che, in base al patto di assistenza, li sta aiutando dal punto di vista economico e organizzativo. 
Per la famiglia sono già stati messi a disposizione 2.400 euro che devono servire a pagare le due mensilità di caparra e il primo affitto dell’abitazione definitiva di Loreto. «Ribadisco la vicinanza in particolare nei confronti di Leonardo e Alessandro, sicuramente i più fragili - ha precisato Luca Pandolfi, assessore alla Solidarietà -, e l’impegno ad aiutare la famiglia in questo momento tanto difficile.


L’impegno


«Abbiamo fatto il massimo. La presa in carico, il progetto e gli interventi si realizzano in base a un percorso condiviso. Esistono delle regole precise da rispettare, non siamo un soggetto privato o un ente di beneficenza che fa elargizioni come vuole. È nota l’indisponibilità di alloggi da parte del Comune, quindi i Moneti hanno accettato un primo contributo di 2.400 euro, in parte liquidato, che prevede la copertura dei mesi d’anticipo per l’affitto nella casa da loro scelta. Fin dall’inizio abbiamo prodotto istanza alla magistratura, evidenziando le fragilità del nucleo familiare, per rimandare il rilascio dell’immobile, ma la risposta è stata negativa, non c’erano i termini di legge. Si è quindi affrontata la necessità di una sistemazione temporanea, tra residence e alberghi, proprio per evitare ad Alessandro di trovarsi senza un tetto.

 
I tentativi


«Purtroppo però non si è raggiunto un accordo perché i genitori del ragazzo disabile hanno sempre voluto evitargli l’inconveniente di più spostamenti consecutivi. E le soluzioni prospettate non sono state accolte. Va chiarito infine che il Comune, garantendo a tutti gli interventi dei servizi sociali, è tenuto ad assicurare uguaglianza di trattamento verso le persone che necessitano di aiuto, senza creare spiacevoli precedenti». 

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