Perugino, l'invenzione della lunetta in una pala d'altare: celebrata la bellezza dell'opera. Delpriori nega la firma di Raffaello

Perugino, l'invenzione della lunetta in una pala d'altare: celebrata la bellezza dell'opera. Delpriori nega la firma di Raffaello. Nella foto il pubblico al convegno
Perugino, l'invenzione della lunetta in una pala d'altare: celebrata la bellezza dell'opera. Delpriori nega la firma di Raffaello. Nella foto il pubblico al convegno
di Massimo Foghetti
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Giovedì 7 Marzo 2024, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 13:38

FANO L’ipotesi che la presenza della mano di Raffaello nel dipinto della Pala Durante sia provata dalla presenza delle lettere R V (Raphael Vrbinas) sul fregio dorato della veste di San Giovanni nella lunetta è stata rigorosamente smentita nel corso del convegno sulla “Pala di Fano tra Perugino e il giovane Raffaello” che si è svolto ieri nella sala di rappresentanza della Fondazione Carifano.

Un convegno che ha riscosso uno straordinario successo sia per le presenze del pubblico che ha gremito letteralmente la sala e per oltre due ore ha seguito attentamente le relazioni, sia per l’alto livello culturale di queste che hanno contribuito a diffondere la consapevolezza del genio di Perugino “primus pictor in orbe”. 

La stroncatura

La stroncatura più chiara l’ha fatta Alessandro Delpriori dell’università di Camerino. «Mi dispiace deludere tutti i fanesi – ha detto – ma le lettere Perugino le dipingeva nelle sue opere anche quando Raffaello non era ancora nato».

Lettere simili appaiono nella “Crocifissione di San Giusto” dove appaiono le lettere K – L e forse una A; appaiono nella “Orazione nell’orto” con una V una X. «Del resto è impensabile – ha aggiunto – che a un ragazzo di 14 anni per quanto talentuoso che sia, fosse stato permesso di dipingere le sue iniziali in un dipinto in cui il Perugino esprime tutta la sua maestria. In quel momento l’artista era il pittore più quotato al mondo e la bellezza della lunetta lo dimostra».

Se la firma di Raffaello non si trova nella pala del Durante, tuttavia il convegno organizzato ieri dall’assessorato alla cultura non ha deluso il pubblico in quanto ha stabilito un primato: la lunetta di Fano, è stato detto, è la prima che sia stata dipinta a corredo di una composizione lunetta – pala – predella; ed è un’invenzione che poi si è propagata in area adriatica, rimanendo estranea in area tirrenica, compreso Firenze. 

Il primato della bellezza

La Madonna e Santi di Santa Maria Nuova dunque un primato ce l’ha, oltre quello della bellezza che ne fa un’opera straordinaria. Questo è stato condiviso da tutti i relatori: da Anna Maria Ambrosini Massari che ha svolto il ruolo di coordinatrice, da Emanuela Daffra direttrice dell’Opificio Pietre Dure di Firenze dove è avvenuto il restauro, dalla restauratrice a Anna Marie Hilling, da Luigi Gallo direttore della Galleria nazionale delle Marche, da Tommaso Castaldi Soprintendente Abap (Archeologia Belle Arti e Paesaggio) per le province di Ancona e Pesaro Urbino, da Veruska Picchiarelli della Galleria nazionale dell’Umbria, dallo storico dell’arte Rodolfo Battistini, da Silvia Ginzburg dell’università di Roma e da Alessandro Delpriori che ha confutato la tesi della firma di Raffaello.

Lo studio continua

Mai tanti esperti si sono riuniti per studiare l’opera del Perugino, annoverandola insieme all’Annunciazione, altro quadro a Santa Maria Nuova di cui si sollecita un restauro cognitivo, tra i massimi capolavori del maestro. Tra le scoperte effettuate durante lo studio: la certezza che la pala e la predella, dipinte su tavole già montate, sono state eseguite a Fano, mentre per la lunetta si prospetta Firenze, anche per la presenza della cupola del Brunelleschi su un disegno preesistente. Ma altro c’è ancora da scoprire. Lo studio continua.

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