Acquaroli in cattedra: «Banche più sensibili ai bisogni delle Pmi, siano ricettive rispetto alle difficoltà di un territorio in transizione»

Dopo il battibecco con Intesa, Il governatore torna sul nodo del credito all’assemblea di Confcooperative

Acquaroli in cattedra: «Banche più sensibili ai bisogni delle Pmi, siano ricettive rispetto alle difficoltà di un territorio in transizione»
Acquaroli in cattedra: «Banche più sensibili ai bisogni delle Pmi, siano ricettive rispetto alle difficoltà di un territorio in transizione»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 1 Marzo 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 07:00

CIVITANOVA - «Il tema più sentito per le piccole imprese, le partite Iva e il mondo della cooperazione è il problema dell’accesso al credito». Ne è sicuro il governatore Francesco Acquaroli, che dopo il battibecco con Intesa Sanpaolo lo scorso lunedì («siamo orfani di Banca Marche», aveva detto il numero uno di Palazzo Raffaello), ribadisce la sua posizione. E lo fa dal palcoscenico dell’assemblea regionale di Confcooperative Marche che ieri a Civitanova ha riconfermato a larga maggioranza Massimo Stronati presidente.

Il dibattito

Durante il confronto con il presidente nazionale Confcooperative Maurizio Gardini - moderato dal direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi - Acquaroli ha aggiunto il corollario al teorema: «Gli strumenti messi in campo con la programmazione europea o la finanza pubblica non sono sufficienti.

Occorrono istituti più recettivi e sensibili alle difficoltà che il sistema economico sta affrontando». Incalza: «Come regione in transizione, attraverso la programmazione europea mettiamo in campo molte risorse, anche grazie al cofinanziamento, ma c’è una difficoltà per molti nell'accedervi».

Un tema caro al presidente che si innesta in un contesto economico costellato, dal 2020 ad oggi, di cigni neri. Per ricucire un tessuto socio-economico sfilacciato, il ruolo delle cooperative diventa fondamentale ed è stato il leitmotiv dell’assemblea di ieri, durante la quale si è tracciato il quadro della situazione nella regione. Confcooperative Marche da sola rappresenta un tessuto imprenditoriale costituito da 355 imprese, con oltre 86mila soci che danno lavoro, a vario titolo, a circa 11.500 persone - di cui 3.200 in gravi situazioni di disagio - e che realizzano un giro d’affari intorno agli 1,6 miliardi di euro. La maggioranza assoluta degli occupati, il 64,1% del totale, è donna, come pure il 50,1% dei soci persone fisiche. Le Marche presentano un’incidenza di cooperative femminili sul totale delle attive superiore al dato nazionale (il 25,1% rispetto al 24,2% nazionale registrato nel 2023).

L’andamento

Numeri importanti ma che «potrebbero essere anche superiori – osserva Stronati - se da ben 16 mesi non ci fossero così tante difficoltà nel reperire manodopera sia generica, sia qualificata. Il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro e la continua emigrazione di giovani fuori regione (spesso con destinazioni estere) restano i principali fattori di criticità per la crescita dell’occupazione nel movimento cooperativo nella regione». Un trend che si può invertire solo creando le giuste condizioni economiche, unico antidoto alla fuga dei cervelli.

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