PERGOLA - La scelta della Regione Marche di non attivare alcun fondo per anticipare a famiglie e imprese i soldi a sostegno di un ritorno alla normalità sta alimentando nelle zone colpite dalla catastrofe un clima di sfiducia non senza conseguenze per la tenuta sociale dei paesi nelle aree interne. I lavori di somma urgenza delle amministrazioni comunali e della Provincia per ripristinare la viabilità lì dove è possibile non rassicurano più di tanto. Soprattutto alla luce dei moduli per denunciare i danni.
I beni non essenziali
«Sembrano fatti per chi vive in città e non per chi vive davvero in montagna» denuncia un utente della Comunanza Agraria di Serra Sant’Abbondio.
Lo sa bene Donatella Rossini. La sua casa è stata una delle prime ad essere investita dall’onda del Cesano nel quartiere delle Tinte. Con i suoi tre figli, il gatto e il cane, ha trovato rifugio in mansarda e poi, passando sui tetti, è salita nella soffitta del vicino. Lo ha sentito bussare alla finestra Velux del tetto. «Pensavo che fossero i soccorsi – racconta - mentre era lui che, trascinato dal fiume, si è salvato salendo sui terrazzi fino a raggiungerci e ci ha convinto di salire ancora più in alto». La furia delle acque ha svuotato del tutto il piano terra. «In pratica, l’80% dei nostri beni. Lì avevamo sala, salone, lavanderia, dispensa e nella pertinenza attrezzi da professionisti per riparare bici, moto e motorini». Ha perso anche due automobili. «Non è nemmeno previsto il rimborso. Eppure, senza non possiamo andare a lavorare». Poi, l’insensibilità della burocrazia. Sfollati ma indipendenti trovano una casa ma le utenze e la Tari, devono pagarla come se fosse una seconda casa. «E noi, ci hanno detto, siamo fortunati, la casa è di amici, pensa a chi deve anticipare l’affitto».
I danni correlati
La questione dell’auto non è un dettaglio. «È vero che abbiamo scelto di vivere in campagna – afferma Nello Poggetti di Petrara – ma una macchina per noi non è un bene superfluo ma essenziale. Io ne ho due e una è salva e quindi riesco a spostarmi ma il mio vicino ne aveva solo una. Non può nemmeno andare a comprare un filetto di pane». Poi, non è stato nemmeno considerato ancora chi ha danni indiretti. Maria Scozzafava e il marito Luigi Galeotti gestiscono il ristorante Le Cafanne. Riparare il ponticello non sarà un problema ma non possono riaprire il locale, la provinciale che porta a Fonte Avellana è del tutto chiusa e finora non sono stati considerati i danni subiti indirettamente».