Niente aiuti immediati da Regione e Stato, aumenta la sfiducia degli alluvionati: «La burocrazia ora ci penalizza»

Niente aiuti immediati da Regione e Stato, aumenta la sfiducia degli alluvionati: «La burocrazia ora ci penalizza
Niente aiuti immediati da Regione e Stato, aumenta la sfiducia degli alluvionati: «La burocrazia ora ci penalizza
di Véronique Angeletti
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 11:38

PERGOLA - La scelta della Regione Marche di non attivare alcun fondo per anticipare a famiglie e imprese i soldi a sostegno di un ritorno alla normalità sta alimentando nelle zone colpite dalla catastrofe un clima di sfiducia non senza conseguenze per la tenuta sociale dei paesi nelle aree interne. I lavori di somma urgenza delle amministrazioni comunali e della Provincia per ripristinare la viabilità lì dove è possibile non rassicurano più di tanto. Soprattutto alla luce dei moduli per denunciare i danni.

I beni non essenziali

«Sembrano fatti per chi vive in città e non per chi vive davvero in montagna» denuncia un utente della Comunanza Agraria di Serra Sant’Abbondio.

Sul suo ranco, sul suo pezzo di proprietà collettiva, lavora da una vita. Si sente un boscaiolo e, di conseguenza, si è attrezzato. Franando il Monte Cielo ha sepolto la parte non abitata della frazione Leccia. Proprio lì dove teneva motoseghe, decespugliatori, trattori e trattorini e aveva accatastato la legna pronta per l’inverno. Ma non avendo la partita Iva, non gli verrà riconosciuto nessun danno economico. Non sono considerati beni essenziali. Il che vale anche per le rimesse o qualsiasi attrezzo in garage. 

Lo sa bene Donatella Rossini. La sua casa è stata una delle prime ad essere investita dall’onda del Cesano nel quartiere delle Tinte. Con i suoi tre figli, il gatto e il cane, ha trovato rifugio in mansarda e poi, passando sui tetti, è salita nella soffitta del vicino. Lo ha sentito bussare alla finestra Velux del tetto. «Pensavo che fossero i soccorsi – racconta - mentre era lui che, trascinato dal fiume, si è salvato salendo sui terrazzi fino a raggiungerci e ci ha convinto di salire ancora più in alto». La furia delle acque ha svuotato del tutto il piano terra. «In pratica, l’80% dei nostri beni. Lì avevamo sala, salone, lavanderia, dispensa e nella pertinenza attrezzi da professionisti per riparare bici, moto e motorini». Ha perso anche due automobili. «Non è nemmeno previsto il rimborso. Eppure, senza non possiamo andare a lavorare». Poi, l’insensibilità della burocrazia. Sfollati ma indipendenti trovano una casa ma le utenze e la Tari, devono pagarla come se fosse una seconda casa. «E noi, ci hanno detto, siamo fortunati, la casa è di amici, pensa a chi deve anticipare l’affitto».

I danni correlati
La questione dell’auto non è un dettaglio. «È vero che abbiamo scelto di vivere in campagna – afferma Nello Poggetti di Petrara – ma una macchina per noi non è un bene superfluo ma essenziale. Io ne ho due e una è salva e quindi riesco a spostarmi ma il mio vicino ne aveva solo una. Non può nemmeno andare a comprare un filetto di pane». Poi, non è stato nemmeno considerato ancora chi ha danni indiretti. Maria Scozzafava e il marito Luigi Galeotti gestiscono il ristorante Le Cafanne. Riparare il ponticello non sarà un problema ma non possono riaprire il locale, la provinciale che porta a Fonte Avellana è del tutto chiusa e finora non sono stati considerati i danni subiti indirettamente».
 

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