ANCONA Il successo di una destinazione turistica dipende anche della qualità dell’ospitalità. Soprattutto nel caso delle Marche che, per attrarre nuovi viaggiatori, si è dotata di un’agenzia per il turismo e l’internazionalizzazione. Che la nostra regione sia uno scrigno di tesori nascosti è certo. Ma a cosa serve avere i gioielli della Corona se poi nessuno viene a vederli perché non ci sono – o comunque non in numero adeguato – strutture ricettive all’altezza di mercati a cui le Marche farebbero gola? In troppi casi, i nostri hotel sono fermi agli anni ‘80 e spesso e volentieri scoraggiano il turista medio-alto.
Le conseguenze
Quello che ha mandato in fumo un paio di anni fa un favoloso contratto con turisti a stelle e strisce. «Si trattava - racconta Ludovico Scortichini, ad di Go World e presidente di Confindustria Marche gruppo turismo - di un’importante tour operator israeliano intenzionato a organizzare sulle Marche, da maggio ad ottobre, un volo settimanale di 240 posti. Trattativa che si è arenata per la mancanza di camere in alberghi di standing elevato». Ha vinto Rimini benché l’offerta cultura non fosse confrontabile. Scortichini riconosce che in questi ultimi anni ci sia stato un upgrade delle strutture, ma del tutto insufficiente.
La proposta
Motivo per cui il suo gruppo ha lanciato la proposta di aumentare il numero dei posti letto (mancherebbe almeno un 30%) tramite la riqualificazione di immobili fatiscenti. «Strutture – spiega - su cui è molto più facile applicare le nuove normative edilizie e che migliorano l’urbanistica». Per Scortichini, i dettagli che fanno la differenza sono le camere over 28mq, l’aria climatizzata regolabile, materassi king size, cuscini di varie tipologie, servizi digitali e kit di cortesia ma con prodotti locali. Anche per Federico Scaramucci, il referente di Assoviaggi Confesercenti e Presidente di Inside Marche Live, associazione dei Tour Operator Incoming Marche, questa ricerca costante di strutture di qualità fa parte del credo del nuovo viaggiatore.
La soluzione
La soluzione? Un mix di politiche e strategie pubbliche a supporto della destagionalizzazione e di chi investe. «Magari la regione si faccia garante e aiuti l’albergatore a rispondere a tutti i parametri richiesti dalle banche». Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio Marche, invita comunque a inquadrare il problema nell’economia reale dove le Marche sono una regione meta turistica di famiglie e, quindi, deve avere un‘offerta alberghiera a portata di tutte le borse. «Il turista - ricorda - cerca servizi di qualità e esperienziali sui quali stiamo lavorando». Sul supporto agli investimenti, auspica che come ci sono state varie leggi nazionali, si continui con bandi e sistemi che aiutino il settore a investire. «Soprattutto in questo periodo - sottolinea il professore di management della Politecnica delle Marche, Valerio Temperini - in cui tanti operatori hanno la consapevolezza che avere strutture più ecosostenibili, più digitalizzate siano indispensabili per migliorare le performance». Anche nell’interesse del Pil delle Marche: la crescita del comparto non si misura solo con le presenze ma con il valore dei servizi che hanno generato.
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