Morani: «Avevo chiesto con forza il commissariamento. Invece siamo fermi»

Morani: «Avevo chiesto con forza il commissariamento. Invece siamo fermi»
Morani: «Avevo chiesto con forza il commissariamento. Invece siamo fermi»
di Martina Marinangeli
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Martedì 7 Settembre 2021, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 10:14

Onorevole Alessia Morani, deputata dem, da quel devastante 21 settembre 2020, il Pd sembra essere scomparso dai radar: che fine ha fatto? 
«Dopo la sconfitta alle Regionali, avevo chiesto un percorso diverso rispetto a quello scelto, che prevedesse una fase di commissariamento per far “decantare” le cause di una divisione interna al partito che ha prodotto una maggioranza di centrodestra. Era evidente che ci volesse un lungo periodo durante il quale comprendere le ragioni della sconfitta e, a partire da quelle analisi, provare a ricostruire il tessuto che finora aveva sostenuto il Pd. Un’analisi critica, ma costruttiva. La scelta è però caduta su un altro percorso: la situazione in cui si trova oggi il Pd è di sostanziale stallo».

Uno stallo che si riverbera anche sull’operato in Regione: il gruppo consiliare non ha una sponda sul territorio.
«La pandemia ha ridotto di molto la possibilità di fare politica sul territorio.

Un partito però serve per incalzare i propri rappresentanti istituzionali. La condizione del Pd nelle Marche al momento questo ruolo non lo gioca e non lo consente: bisogna recuperare un luogo di elaborazione di strategia che ad oggi manca. Il gruppo consiliare sta svolgendo un ruolo di supplenza del partito in un’attività che invece sarebbe fondamentale, soprattutto vedendo come questa destra sta gestendo la Regione».

Nei prossimi mesi si aprirà la fase congressuale e c’è chi vorrebbe arrivare ad un nome unitario per evitare le lacerazioni interne: è un percorso che condivide?
«Per arrivare ad un nome unitario, intanto non si dovrebbero fare nomi, anche se mi pare che qualcosa stia circolando».

Togliamo i nomi dall’equazione: un segretario che metta tutti d’accordo è ipotizzabile?
«Intraprendere un percorso unitario non significa per forza un candidato unico: significa che un gruppo dirigente, diffuso su tutta la Regione, condivide l’analisi del voto e non usa le divisioni che hanno portato alla sconfitta per fare una conta congressuale. Un gruppo dirigente che ha la consapevolezza di come questa destra stia facendo molti danni e del fatto che serva un’alternativa credibile».

I nomi non sono dirimenti, ma chi comporrà la nuova classe dirigente non è di secondaria importanza. Si candiderà alla segreteria?
«A questa domanda non rispondo. Finché non si completa il percorso di unitarietà, tutti i nomi che vengono buttati là finiscono solo per ostacolarlo».

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