Mastrovincenzo (Pd) ci crede: «Ad Ancona possiamo farcela, welfare e lavoro le priorità»

Mastrovincenzo ci crede: «Ad Ancona possiamo farcela, welfare e lavoro le priorità»
Mastrovincenzo ci crede: «Ad Ancona possiamo farcela, welfare e lavoro le priorità»
di Lolita Falconi
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 02:05

ANCONA - Antonio Mastrovincenzo è il candidato del centrosinistra nel collegio uninominale Camera di Ancona. 
Sondaggi alla mano, il suo collegio appare l’unico davvero contendibile per il centrosinistra: lei potrebbe essere l’unico marchigiano del Pd eletto al maggioritario...
«E’ contendibile il collegio di Ancona alla Camera ma anche quello Marche Nord al Senato in cui è candidato Marco Bentivogli. Credo che entrambi possiamo farcela».

Come affronterà questa competizione?
«Con il massimo impegno.

Farò una campagna elettorale improntata all’ascolto di cittadini, lavoratori, imprenditori e di chi ricopre incarichi istituzionali. E presenterò le mie proposte e quelle della coalizione di centrosinistra alle iniziative a cui sarò invitato».

Qual è l’avversario che teme di più tra quelli schierati in campo dagli altri partiti?
«Non temo gli avversari. Forse sono loro che temono noi. Il fatto che Giorgia Meloni abbia aperto la campagna elettorale proprio ad Ancona, è in realtà un grande segno di debolezza».

Lei dice?
«Hanno paura di perdere in questo collegio e tentano di ridare spinta all’immagine ormai offuscata della Giunta presieduta da Acquaroli, in caduta libera da tempo nel gradimento dei marchigiani, come hanno mostrato diversi sondaggi».

Le decisioni prese dalla segreteria nazionale sulle candidature si sono tradotte in una lunga sequela di polemiche, soprattutto a Pesaro: non pensa che l’immagine del partito in perenne lotta con se stesso vi indebolisca elettoralmente?
«Le polemiche ci sono state nel nostro partito come negli altri. Con la differenza che le scelte da noi sono comunque state votate da una Direzione Nazionale di 200 persone, con qualche legittimo voto contrario, mentre nei partiti di destra decidono i tre capi e le scelte sono imposte dall’alto senza alcuna discussione interna».

Se venisse eletto, quale sarebbe il suo contributo da parlamentare per le Marche?
«Ho ben chiare le problematiche della nostra regione che vorrei riportare, come prioritarie, nel dibattito nazionale: mi piacerebbe diventare un riferimento costante per il nostro territorio. Mi batterò per le questioni che più ho a cuore: dalla lotta alle disuguaglianze al lavoro come spina dorsale della nostra democrazia, dall’affermazione dei diritti di tutti a un sistema di welfare che sia davvero universale».

Lei come gli assessori di Acquaroli, ha preso voti nel 2020 per andare in Regione. Perché ora vuole lasciare Ancona per Roma? Non crede che gli elettori si sentano traditi?
«La questione è ben diversa: io sono in Consiglio 2015, loro solo dal 2020 e dopo appena due anni, pur ricoprendo incarichi di grande responsabilità, se ne vanno. Negli ultimi 7 anni, da Presidente del Consiglio prima e consigliere regionale poi, ho dedicato tutto me stesso all’attività politico-amministrativa. Sono stato costantemente sul territorio per confrontarmi con i cittadini e ascoltare le loro istanze. Non sono mai stato assente in 253 sedute di Consiglio, ho sottoscritto decine di proposte di legge, centinaia di atti di indirizzo e interrogazioni. E adesso vorrei, da parlamentare, continuare a dedicare il massimo impegno alla comunità marchigiana».

Non è che il Pd, con le ultime mosse di Letta, sta virando un po’ troppo a sinistra?
«Rispondo citando una delle persone più belle della società italiana e di cui ho avuto l’onore di essere amico: “La speranza siamo noi, quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia”. Il programma del Pd si apre con l’ultimo messaggio di David Sassoli. Se questo significa essere di sinistra, lo siamo».

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