«I granchi blu? Pochi e destinati in padella». Se per il prof Danovaro «il vero predatore è l’uomo» i pescatori marchigiani sono comunque preoccupati

I granchi blu
I granchi blu
di Véronique Angeletti
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Sabato 19 Agosto 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 08:02

ANCONA - Alieno, invadente, onnivoro mangia vongole, cozze, crostacei, qualsiasi tipo di pesce, si cannibalizzano perfino tra loro. È il granchio blu, il “Callinectes sapidus”, specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano arrivato in Europa nelle acque delle zavorre delle navi. Ha colonizzato diverse coste dell’Italia e minaccia l’ecosistema marino e l’economia del mare. Sa adattarsi purtroppo a qualsiasi ambiente. Ama le acque fredde e quelle calde, sguazza in quelle altamente saline e non disdegna quelle più dolci alle foci dei fiumi. Anche per il governo, è pericoloso. Ha stanziato 2,9 milioni di euro per contenere la diffusione. 

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Nelle nostre acque


Nelle Marche, il “killer” blu si è visto per la prima volta nel 2019 e finora appare in un modo sporadico nell’anconetano mentre al Sud della regione è quasi assente. «Quest’inverno, ne abbiamo pescato qualche cassa - conferma Apollinare Lazzari, il presidente della Cooperativa Pescatori di Ancona – che abbiamo venduto intorno ai 6-7 euro al chilo. Ma da quando è arrivato il caldo non ne abbiamo più visti.

Inoltre - ricorda – adesso c’è il fermo pesca. Pertanto, fino alla data del 9 settembre non è possibile capire se il granchio blu è sceso sulle nostre coste». Su come evolverà molti pescatori fanno affidamento alla natura dei fondali del tratto di mare marchigiano. «Sembra – interviene Tonino Giardini, il responsabile pesca di Coldiretti e coordinatore del Gruppo pesca Fano – che il granchio blu abbia trovato il suo habitat nei fondali costieri dell’Emilia-Romagna e del Veneto dove ci sono lagune, sacche, acque salmastre e fondali fangosi. Ambienti dove ama riprodursi molto, diversi dai fondali del Centro Adriatico dove sono presenti forti correnti e fondali sabbiosi. Ma essendo un animale invasivo, con un’incredibile capacità di riproduzione, particolarmente aggressivo, rimaniamo molto preoccupati e seguiamo con attenzione l’evolversi della situazione. Di fatto – conclude - per prendere le opportune decisioni, aspettiamo le ricerche che sta facendo il Cnr di Ancona in merito». 


L’alta fertilità


Per il biologo Roberto Donavaro, docente dell’Università Politecnica delle Marche e membro del Centro Nazionale Biodiversità, la sua grande dimensione (pesa fino a 400gr, è largo 20 cm e lungo 25) lo rende una difficile preda e la sua alta fertilità è una minaccia. «L’unico vero predatore è l’uomo - suggerisce - soprattutto adesso che il mare è così indebolito dai cambiamenti climatici». Le sue soluzioni: attrezzi selettivi per concentrarsi sulla sua cattura e adottarlo nella dieta mediterranea. Insomma, limitare i danni saltandolo in padella. 
 

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