No a sistemi di pesca illegale per combattere il granchio blu

No a sistemi di pesca illegale per combattere il granchio blu

di Roberto Danovaro
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 03:20

Credo che un autunno così caldo abbia convinto anche più scettici che non esistono termini di confronto rispetto al passato. Un caldo così perdurante non è mai stato osservato. I cambiamenti climatici stanno facendo sentire in modo forte i loro effetti, e i nostri mari sono i primi a farne le spese perché assorbono circa il 90% del calore che si accumula nell’atmosfera. Questo calore viene immagazzinato e rilasciato più o meno repentinamente. In condizioni favorevoli avremo un lungo tepore invernale, altrimenti, come molto probabile, avremo lo sviluppo di tornado o uragani come quelli che hanno cominciato a manifestarsi negli ultimi anni anche nel Mediterraneo. Temperature così elevate si portano dietro anche effetti meno appariscenti, ma non meno insidiosi, come quello di favorire l’ingresso di specie aliene, ovvero di organismi originari di ambienti più caldi come quelli tropicali o di specie estremamente tolleranti alle condizioni così cangevoli. Quest’estate sarà ricordata anche per la conclamata invasione del granchio blu che sta infestando l’Adriatico e altre regioni del Mar Mediterraneo. La notizia relativa a questa invasione ha tenuto banco questa estate e cominciano a essere messe in essere le prime contromisure, con la Regione Veneto in prima fila.

Per combattere il nemico però lo si deve conoscere. E il granchio blu è veramente un inquilino scomodo: si tratta di una specie invasiva, originaria dell’Atlantico, capace di crescere in tutte le condizioni e a diverse temperature e abituata a risalire anche lungo gli estuari e i corsi dei fiumi. È una specie estremamente aggressiva e vorace, in Adriatico ha trovato pane per le sue chele diventando ghiotta di vongole e cozze (o, come vengono chiamati nelle Marche, i moscioli) e può raggiungere grosse dimensioni, anche 25 cm con il ragguardevole peso di 400 grammi e oltre. È anche una specie capace di produrre milioni di uova e quindi in grado di infestare in pochi anni aree molto vaste. L’Università Politecnica delle Marche e i biologi marini del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente si sono da subito impegnati per conoscere meglio questa specie e per combatterla. Molti esperti, e io tra quelli, sostengono che il modo migliore per combatterla sia raccoglierla e mangiarla. Ho quindi dato seguito a questa indicazione io stesso acquistando al banco del pesce dei granchi blu e ne ho fatto un ottimo sugo molto apprezzato in casa.

Attualmente il costo del granchio blu è molto basso, nell’ordine di pochi euro al chilogrammo. La preoccupazione maggiore deriva dal fatto che quando una specie invasiva ha preso piede è veramente difficile estirparla. Avremmo dovuto farlo quando in passato si erano già manifestati i primi segni della sua presenza. La Regione Veneto ha recentemente messo in opera le prime misure di contrasto al granchio blu che includono l’utilizzo di nasse per la sua cattura e la creazione di reti a protezione per le vongole che dovrebbero essere seminate per ricostituire le popolazioni annientate dal vorace predatore.

È però molto importante far le cose giuste e per due ragioni: da un lato utilizzare gli strumenti sbagliati o inefficaci porterebbe a uno spreco di fondi pubblici, dall’altro alcune misure potrebbero addirittura avere effetti opposti a quelli sperati. Senza dubbio le nasse, essendo estremamente selettive e non determinando danni fisici ai fondali, costituiscono il sistema più eco-sostenibile tra tutti quelli disponibili. Ma sarebbe assolutamente sbagliato permettere l’utilizzo di reti a strascico in deroga agli attuali regolamenti per catturare i granchi vicino alla riva. Non solo perché la pesca a strascico non è selettiva e danneggerebbe ulteriormente i fondali che servono integri alle specie autoctone ma anche perché questa misura anti-scientifica sarebbe probabilmente oggetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea. Un monito per chi volesse avanzare proposte di legalizzazione di pesca illegale giustificandola con la lotta al granchio blu. Ho anche seri dubbi che l’utilizzo di recinti di rete per la protezione delle vongole possa dimostrarsi di qualche efficacia, per la semplice ragione che in mare queste strutture hanno vita difficile e breve e questi granchi sarebbero sicuramente presto in grado di violarle. Pescare il granchio blu e mangiarlo resta la soluzione migliore da tutti i punti di vista: ambientale ed economico e per una volta almeno, la capacità predatoria dell’Uomo sarebbe utilizzata per un buon fine.

*Professore ordinario all’Università Politecnica delle Marche 
titolare dei corsi di Biologia Marina, Ecologia
ed Etica ambientale

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