Le pulci di mare mordono se le facciamo arrabbiare

Le pulci di mare mordono se le facciamo arrabbiare

di Roberto Danovaro
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Giovedì 6 Luglio 2023, 04:40

Il regista Alfred Hitchcock nel 1963 porta alla luce uno dei film di maggiore successo nella sua lunga e produttiva carriera: “Gli Uccelli”. La storia di questo thriller/horror nasce dal romanzo di Daphne Du Maurier intitolato “Bird” in cui Hitchcock si ricorda quando, nell’estate del 1961, legge sul quotidiano Sentinel la notizia di una nuova invasione di uccelli marini fra le case sulla costa. Il film, che viene girato a Bodega Bay sul mare della California, racconta una sorta di rivolta degli uccelli contro l’Uomo, che viene inseguito, attaccato e ucciso a colpi di becco. Io lo vidi che ero un ragazzino, ma ho ancora in mente la scena in cui la protagonista si rifugia in una cabina telefonica per sfuggire ai corvi assassini.

Esattamente 60 anni dopo, siamo di fronte a una surreale serie di “ribellioni” degli animali nei confronti dell’Uomo. In questo caso siamo di fronte animali terrestri e marini. Non si tratta di lupi o squali, bensì di animali ritenuti innocui, almeno fino a poco tempo fa. A partire dagli attacchi di orche. Le orche sono animali intelligentissimi, capaci di apprendimento per emulazione; hanno un comportamento sociale, vivono in gruppi familiari con un lessico specializzato. Sono tra i più grandi predatori del mare, superando dieci metri di lunghezza e riescono ad avere la meglio sui grandi squali bianchi e anche sulle balene più maestose. Negli ultimi tre anni una popolazione di questi animali al largo della penisola iberica ha cominciato ad attaccare diverse imbarcazioni nell’area provocando anche affondamenti. Il primo segnalato è avvenuto nello Stretto di Gibilterra nel 2020, ed è stato seguito da decine di altri casi anche fuori dal Mediterraneo. La dinamica è molto simile ovunque: un piccolo gruppo di orche attacca il timone di piccole barche e lo rompe lasciandola in balia delle onde, e poi si allontanano. In questi giorni le orche continuano ad attaccare altre piccole imbarcazioni, pare solo per divertimento.

A Roma poche settimane fa è scattato l’allarme per le tartarughe azzannatrici, la Chelydra serpentina, una tartaruga “aliena” ovvero non originaria del nostro continente, importata dall’America, come le comuni tartarughe d’acqua dolce che sono state abbandonate in laghi e le fontane d’Italia (cosa vietata!) e sono diventate un vero flagello ecologico. Tempo fa una nuotatrice francese è stata attaccata da un pesce siluro che può raggiungere anche 3 metri di lunghezza (altra specie importata, in questo caso dall’Asia).

Un caso solo apparentemente diverso è quello delle alghe tossiche, come l’alga Pseudonitzschia che viene concentrata nei molluschi e in altri organismi marini e avvelena sia gli esseri umani che gli animali che se ne cibano. Quest’alga produce una neurotossina, l’“acido domoico”, che fa impazzire i mammiferi marini i quali, prima di morire con la schiuma alla bocca, attaccano anche l’uomo in preda a raptus tipo zombi.

Ma senza andare troppo lontano, sono già 2-3 settimane che vengono segnalati attacchi di pulci di mare ai vacanzieri delle Marche e dell’Emilia-Romagna. I bagnanti avvertono fastidiosi pizzicotti. Sono morsi di questi piccoli crostacei isopodi di 2-3 cm di lunghezza che lasciano segni evidenti sulla pelle. Niente di grave, ma certamente non piacevole. Così come gli attacchi di piccoli di saraghi e mormore, registrati solo negli ultimi anni a partire dalla Sicilia: mordono la pelle come fanno i pesciolini usati per la pedicure, ma i loro morsi sono molto più fastidiosi e avvengono su tutto il corpo (posso confermarlo personalmente). Una pratica in espansione anche ad altre regioni del sud. Forse i primi pesciolini hanno mordicchiato la pelle umana per caso, ma ora hanno imparato a farlo tutti e sono diventati simili a piccoli piranha.

Questi casi si sommano al recente caso di attacco di orso all’Uomo in Trentino. Molti di questi fenomeni non erano mai stati registrati prima e sembrano segnali di una ribellione della Natura nei confronti dell’Uomo. In realtà, come dimostrano diversi studi scientifici, hanno ragioni diverse, ma tutte sono in qualche modo legati all’Uomo. Stiamo riducendo gli spazi vitali degli animali selvatici, i quali subiscono continue sollecitazioni da persone che si avvicinano a loro o con un fucile o per accarezzarli come se fossero animali domestici. Gli animali rendono più bella e piacevole la Natura intorno a noi e dobbiamo rendere le nostre città sempre più ricche di biodiversità, ma dobbiamo anche definire gli spazi dedicati alla naturalità e le regole per questa convivenza. Abbiamo una visione troppo distorta del nostro rapporto con le altre specie e dimentichiamo che anche il Covid è partito così, da pipistrelli e pangolini. Impariamo a lasciare spazi alla Natura e rispettiamola, sarà più arricchente e salutare anche per noi.

*Professore ordinario all’Università
Politecnica delle Marche, titolare
dei corsi di Biologia Marina,
Ecologia ed Etica ambientale

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