Alta velocità Adriatica, l'Emilia Romagna si allinea a Marche, Abruzzo, Molise e Puglia

Anche l'Emilia Romagna si allinea a Marche, Abruzzo, Molise e Puglia sull'Alta velocità sulla linea Adriatica
Anche l'Emilia Romagna si allinea a Marche, Abruzzo, Molise e Puglia sull'Alta velocità sulla linea Adriatica
di Martina Marinangeli
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Giovedì 20 Maggio 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 15:06

ANCONA  - Fronte comune per portare a casa la titanica opera dell’arretramento della Linea Adriatica, che permetterebbe di agganciare l’Alta velocità anche alla sponda orientale del Belpaese. La richiesta di partire con un ragionamento concreto sulla fattibilità dell’infrastruttura arriva da tutte le Regioni coinvolte, compresa l’Emilia Romagna che, ultima in ordine di tempo, si è unita al coro manifestando unità d’intenti con i referenti degli altri territori.

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«Sottoscriveremo la richiesta congiunta per un tavolo tecnico che comprenda Rfi, ministero delle Infrastrutture e le cinque Regioni che sarebbero interessate dall’opera, ovvero Marche, Abruzzo, Molise, Puglia ed Emilia Romagna», ha fatto sapere ieri l’assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli, a margine della conferenza di presentazione del cronoprogramma per un’altra partita strategica che corre su ferro, quella del potenziamento della linea Orte-Falconara. Nelle scorse settimane, il titolare della delega ha incontrato i vertici di Ferrovie italiane per fare un punto sulla possibilità di approntare uno studio di fattibilità dell’arretramento: «ci è stato confermato che l’iter ideale è quello di interloquire con il ministero e, se c’è l’accordo tra tutte le Regioni coinvolte, è una possibilità concreta». 

Con Abruzzo, Molise e Puglia, le Marche hanno già firmato, lo scorso ottobre, un protocollo d’intesa per definire una strategia unitaria sui temi legati al potenziamento della dorsale adriatica centromeridionale attraverso. La prospettiva è però quella dell’Alta velocità (350 km/h), se si riuscisse a portare a casa l’arretramento. A fine aprile, Baldelli si è interfacciato anche con il suo omologo dell’Emilia Romagna proprio per incasellare il quinto tassello del puzzle geografico: «si è trovato un accordo per iniziare l’iter di richiesta di un tavolo tecnico al ministero, insieme a Ferrovie – spiega l’assessore –, per sondare concretamente la possibilità di fare uno studio di fattibilità sulla realizzazione dell’opera».

Primi passi, ma nella direzione giusta. È stato stimato che l’Alta velocità si tradurrebbe in un aumento del Pil del 6-7%, oltre a comportare la valorizzazione turistica della costa, con conseguente aumento dell’occupazione e del valore degli immobili.

In più, ci sarebbe una maggiore connessione costa-entroterra, con aumento della produttività legata anche alle piccole e medie attività dell’interno.

Per ora siamo ai primissimi step ed il grande nodo da sciogliere riguarda le risorse da mettere in campo, che si assestano su non meno di 50 milioni di euro per progetto di fattibilità, per un costo totale dell’opera stimato in 10 miliardi. Soldi che dovrebbe mettere il ministero e, in questo caso, non beneficerebbe della rete di salvataggio del Recovery Fund dal momento che la deadline del 2026 non potrebbe essere rispettata.

«Se nel Pnrr non sono stati trovati spazi per altre opere marchigiane oltre al potenziamento della Orte-Falconara, è perché mancavano i progetti ed è così che si perdono importanti occasioni come questa – la stoccata di Baldelli –. Perciò come giunta, appena insediati, abbiamo subito predisposto un fondo di progettazione da 5,7 milioni di euro, assente da oltre 10 anni dal bilancio regionale».

Quelli già in corso sui binari adriatici sono invece i lavori per la velocizzazione. Nella nostra regione, la velocità è stata portata a 200 km/h tra Pesaro e Fano, Fano e Senigallia, Senigallia e Falconara, ma dall’opera sono rimaste fuori le stazioni che costellano questa porzione dell’Adriatica. Sono tre, in particolare, le città per le quali si renderebbero necessari lavori infrastrutturali oltre che di adeguamento tecnologico, ovvero Pesaro, Fano e Loreto, dove le rotaie si insinuano tra le zone edificate. Ma anche l’ingresso ad Ancona presenta delle criticità. 

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