Civitanova, Alika ucciso a botte sul marciapiede: Filippo Claudio Ferlazzo condannato a 24 anni. Il Pm aveva chiesto l'ergastolo

Civitanova, Alika ucciso a botte sul marciapiede: attesa oggi la sentenza per l'omicida Ferlazzo
Civitanova, Alika ucciso a botte sul marciapiede: attesa oggi la sentenza per l'omicida Ferlazzo
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Mercoledì 27 Settembre 2023, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 15:05

CIVITANOVA - Ventiquattro anni per omicidio volontario. È la sentenza emessa oggi nel processo di primo grado che ha visto imputato Filippo Claudio Ferlazzo,  l’operaio 32enne di origine salernitana che il 29 luglio 2022 in corso Umberto I a Civitanova ha ucciso Alika Ogorchukwu, ambulante nigerino 39enne dopo che quest’ultimo aveva chiesto con insistenza l’elemosina. Questa mattina c'è stata la discussione del pubblico ministero Claudio Rastrelli, del difensore di Ferlazzo, l’avvocato Roberta Bizzarri e dell’avvocato Francesco Mantella, parte civile per i familiari di Alika. Il pm,  er l’omicidio volontario dell'extracomunitario, senza generiche, ha chiesto l'ergastolo con tutte le pene accessorie. Chiesta invece l'assoluzione per il reato di rapina. Il processo si era aperto il 5 aprile scorso, dopo che il Gip, a marzo, rigettò la richiesta di rito abbreviato avanzata dal difensore (ritenendo che il reato potesse essere derubricato da omicidio volontario aggravato per il quale è impossibile richiedere il rito alternativo, ad omicidio preterintenzionale e sostenendo che a incidere sul decesso di Alika possa essere stata la rottura della milza, non visibile dall’esterno). Ma con il rigetto dell’istanza il procedimento è approdato dinanzi alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Roberto Evangelisti (a latere Federico Simonelli). 

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Le contestazioni

La Procura contestava a Ferlazzo i reati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi (la vittima aveva chiesto l’elemosina tentando poi di afferrare il braccio della compagna) e di rapina (per aver sottratto il telefono di Alika dopo l’omicidio).

Per la difesa la rapina non ci sarebbe mai stata, ma nella concitazione del momento Ferlazzo aveva preso il telefono (simile a quello di Alika) convinto che fosse il proprio, mentre per quanto riguarda l’accusa di omicidio volontario, per l’avvocato Bizzarri, la reazione violenta di Ferlazzo andrebbe inquadrata nell’ambito del quadro psicologico del giovane che, come dichiarato in aula dallo stesso perito nominato dalla Corte, Renato Ariatti, «è da considerare un paziente psichiatrico, affetto da un disturbo della personalità significativo». Per la difesa Ferlazzo voleva chiarire l’accaduto non uccidere, per la Procura, forte anche delle risultanze psichiatriche di due periti e del consulente di parte, Ferlazzo all’epoca dei fatti era comunque capace di intendere e di volere.

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