Delitto di Alika, sentiti tre testimoni. In aula il video choc, la moglie Charity urla tra le lacrime

Filippo Ferlazzo
Filippo Ferlazzo
di Daniel Fermanelli e Benedetta Lombo
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Giovedì 6 Aprile 2023, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 12:50

CIVITANOVA - Da quel drammatico 29 luglio 2022, ieri per la prima volta Charity Oriakhi ha visto morire suo marito, Alika Ogorchukwu. È accaduto nella prima udienza del processo in Corte d’assise per omicidio volontario e rapina a carico del 32enne Filippo Ferlazzo in cui sono stati riprodotti due filmati che documentano l’aggressione al 38enne ambulante nigeriano.

  
Poco prima fuori dal Palazzo di giustizia alcuni connazionali della vittima hanno srotolato uno striscione con la scritta “Tutti abbiamo il diritto di essere vivi. Giustizia per Alika”, scritto in inglese e in italiano. Hanno voluto portare la loro solidarietà alla vedova Charity e ai familiari di Alika nel giorno dell’apertura del processo. Alcuni minuti prima delle 9 è arrivato dal carcere di Pesaro Ferlazzo, il giovane è apparso molto cambiato rispetto al periodo precedente al delitto, e ha raggiunto l’aula dove lo aspettava il difensore, l’avvocato Roberta Bizzarri, scortato dagli agenti della penitenziaria. La Corte ha ammesso la costituzione di parte civile della vedova di Alika e del figlio insieme a quattro cognati, tutti assistiti dall’avvocato Francesco Mantella, è stata invece respinta la richiesta di costituzione formulata dall’Associazione immigrati nigeriani nelle Marche attraverso l’avvocato Narciso Ricotta. Le consulenze psichiatriche potrebbero avere un ruolo chiave nel processo (la sentenza è prevista il 7 giugno). 
Ieri mattina dunque, in aula sono stati mostrati due video, uno registrato dalle telecamere di videosorveglianza comunali e uno da una giovane moldava, che hanno ripreso quasi integralmente l’aggressione: si vede Ferlazzo uscire da un negozio di corso Umberto e andare in direzione del Comune. Una volta raggiunto il medicante si vede il 32enne strappare la stampella dalla mano di Alika che cerca di scappare ma viene raggiunto e colpito al fianco con la stampella. L’aggressore gli sale sulla schiena e lo prende per il collo. Infine Ferlazzo, a cavalcioni sul nigeriano, lo colpisce sferrandogli un pugno e poi con il telefono cellulare. Inizialmente nessuna delle persone presenti interviene per soccorrere il nigeriano.
Alla vista di quelle immagini Charity ha iniziato a piangere, era la prima volta che le vedeva, e ha urlato contro l’imputato: «Hai ucciso mio marito», prima di essere invitata ad uscire temporaneamente dall’aula. In aula sono stati sentiti anche tre testimoni, gli ispettori del commissariato di polizia Lorenzo De Renzis che ha ricostruito l’accaduto e ripercorso le indagini svolte, e Paolo Francalancia, poi è stata la volta dell’agente Michele Di Candeloro che ha arrestato Ferlazzo. Il prossimo 12 aprile, come richiesto dalla difesa, verranno comparati i cellulari di vittima e aggressore, per la difesa infatti i due cellulari sono simili e Ferlazzo avrebbe preso quello di Alika per sbaglio, pensando fosse il suo, per la Procura invece lo avrebbe sottratto volutamente al termine dell’aggressione (da qui la contestazione anche del reato di rapina, ndr). «Il video – ha commentato al termine del processo l’avvocato Mantella – ha chiarito oltre ogni dubbio quella che è stata la condotta di Ferlazzo che non ha avuto un attimo di esitazione. Ha cercato Alika con l’intenzione di punirlo. Per come si è mosso andava a dare corpo a un’esecuzione, poi si è allontanato come se non avesse fatto nulla di particolarmente grave». 
Fuori dall’aula la vedova di Alika, con le difficoltà legate alla lingua italiana, ha risposto alle domande dei giornalisti: «Io non avevo visto questo video.

Quando Alika scappa Filippo lo va a cercare. Questo uomo è una cattiva persona, lo ha cercato. Fa male questo». Nella prossima udienza saranno sentite sei persone tra cui la mamma di Ferlazzo e il datore di lavoro.

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