L'elemosina insistente e scatta il raptus omicida: Alika ucciso a mani nude

L'elemosina insistente e scatta il raptus omicida: Alika ucciso a mani nude
L'elemosina insistente e scatta il raptus omicida: Alika ucciso a mani nude
di Daniel Fermanelli
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Domenica 31 Luglio 2022, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 17:36

CIVITANOVA - «Il razzismo non c’entra». Gli investigatori lo ribadiscono con decisione: la furia omicida di Filippo Claudio Ferlazzo non ha niente a che fare con il colore della pelle della vittima, un mendicante nigeriano di 39 anni. E quel movente tecnicamente bollato come “futili motivi” altro non è che l’insistenza con cui Alika Ogorchukwu ha chiesto l’elemosina all’operaio 32enne originario di Salerno e alla sua compagna. È bastato questo per far scattare il raptus. 

 


La ricostruzione

«C’è stato un comportamento insistente da parte della vittima per ottenere l’elemosina dalla coppia, non ci sono state avances - sottolinea Matteo Luconi, capo della Squadra mobile della questura di Macerata -. Il nigeriano, sabato scorso intorno alle 14, ha fermato la coppia all’altezza della stazione. La sua insistenza è stata all’origine di una lite, che poi è degenerata. La vittima si è allontanata e l’operaio, da solo, lo ha seguito. A distanza di circa 200 metri l’aggressione mortale. Lo ha bloccato frontalmente. Ha preso la stampella al nigeriano (claudicante a causa di un incidente stradale) usandola per colpirlo. Lo ha scaraventato a terra, gli si è seduto sopra e lo ha ucciso a mani nude. La fidanzata non era presente al momento dell’aggressione». Dopo averlo tramortito gli ha rubato il cellulare. «Non sappiamo per quale motivo», aggiunge il vicequestore Luconi.

Le manette

Ferlazzo è stato arrestato in flagranza per omicidio volontario e rapina. A fare scattare le manette ai suoi polsi sono stati i poliziotti della Volante. «Erano arrivate diverse telefonate al 112 - spiega Fabio Mazza, dirigente del commissariato di Civitanova -. Gli agenti, indirizzati da un testimone, hanno visto un uomo che si allontanava e sono riusciti a bloccarlo». Tornando al movente del delitto, per gli inquirenti non ci sono dubbi. «Datemi qualche euro, datemi qualche euro», avrebbe ripetuto il nigeriano, prendendo per un braccio la compagna di Ferlazzo, una civitanovese di 45 anni. Quel gesto ha fatto scattare la violenta reazione dell’aggressore. Ferlazzo, domiciliato a Civitanova dallo scorso maggio, lavora come operaio metalmeccanico in un’azienda di stampi della Città Alta. E da quanto emerso soffre di problemi psichici (la mamma è l’amministratrice di sostegno). Il 32enne non si era mai reso protagonista di episodi di violenza e bisognerà vedere se la patologia possa aver originato il raptus omicida.

L’avvocato Roberta Bizzarri, che difende il campano, ha già annunciato la richiesta di una perizia psichiatrica. «L’arrestato con noi non ha parlato - sottolinea il vicequestore Luconi -. Una situazione estemporanea dovuta a futili motivi. La reazione è stata abnorme, ma di sicuro non c’è una matrice razziale». Ogorchukwu sarebbe morto soffocato durante la colluttazione, ma per stabilirlo con certezza bisogna attendere i risultati dell’autopsia disposta dal procuratore Claudio Rastrelli, che sarà effettuata martedì dal medico legale Ilaria De Vitis all’obitorio dell’ospedale di Civitanova. Domani alle 10, nel carcere di Montacuto, si svolgerà invece l’udienza di convalida dell’arresto.

Le reazioni 

La folle aggressione è avvenuta davanti agli occhi di passanti, residenti e negozianti. E a colpire è stata la violenza con cui Filippo Claudio Ferlazzo si è accanito contro Alika Ogorchukwu per 3-4 minuti. Nessuno è intervenuto, mentre c’era chi filmava con il telefonino. Immagini che hanno fatto il giro del web. Solo qualcuno ha provato a chiedergli di fermarsi: «Basta, basta: così lo ammazzi». Parole inutili. Ma perché nessuno ha fatto nulla per evitare la tragedia? «Queste sono questioni di natura psicologica e sociologica. Un’idea ce la siamo fatta, ma esula dal nostro lavoro di poliziotti», afferma il commissario Mazza. Nessun reato ipotizzabile nei confronti di chi non è intervenuto in difesa del nigeriano e di chi ha filmato l’aggressione invece di provare a evitare che la colluttazione avesse un tragico epilogo. Ma una donna presente sul luogo della tragedia, Sara Giorlando, non accetta che passi l’idea che ci sia stata indifferenza da parte dei passanti .

«Io c’ero a Civitanova quando quel matto ha presso a sprangate quell’uomo - racconta su Facebook -. Ero appena uscita dalla banca sul corso e ho sentito delle urla e ho visto uno con una stampella che picchiava selvaggiamente quel mendicante. Ci ho messo un attimo per realizzare che stesse succedendo veramente ma poi ho chiamato il 113 e un’altra ragazza il 118. Nel frattempo, in attesa dei soccorsi, c’è chi ha chiamato ancora il 118 per farsi dire come fare un massaggio cardiaco. Quando è arrivata la polizia qualcuno è andato a prendere il defibrillatore che si trova in piazza, c’è chi ha cominciato a chiedere di un medico ed è arrivato un giovane dottore in vacanza che ha provato a rianimarlo. L’aggressore è stato preso anche perché un signore lo ha rincorso per vedere dove si nascondeva e lo ha segnalato alla polizia. Non è vero che nessuno ha fatto niente, non è assolutamente vero. E sì, delle ragazze hanno filmato tutto e quel filmato è stato dato subito agli inquirenti». 

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