La Toolk in difficoltà, sospese le manifestazioni dei cinesi, ma c'è una denuncia: «Obiettivo evitare il fallimento»

Monte Urano, la Toolk in difficoltà, sospese le manifestazioni dei cinesi, ma c'è una denuncia: «Obiettivo evitare il fallimento»
Monte Urano, la Toolk in difficoltà, sospese le manifestazioni dei cinesi, ma c'è una denuncia: «Obiettivo evitare il fallimento»
di Massimiliano Viti
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Martedì 9 Giugno 2020, 05:00

MONTE URANO - «Il nostro obiettivo è evitare il fallimento. L’atteggiamento dei cinesi non aiuta e, alla luce della ristrutturazione del debito depositata in tribunale, non ha senso». Lo affermano Luigi Gobbi, titolare dell’azienda calzaturiera Toolk, e il legale Paolo Santoni dopo le proteste dei terzisti cinesi che per tre giorni hanno manifestato nel piazzale antistante l’impresa a Monte Urano. Venerdì scorso il clima si è fatto teso quando Gobbi, a bordo della sua autovettura, ha cercato di lasciare l’azienda.

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«Uno dei manifestanti mi ha afferrato e non lasciava il mio giubbetto. Sono dovute intervenire le forze dell’ordine» racconta lo stesso Gobbi. L’episodio andrà al vaglio della magistratura. Solo nella tarda mattinata, con l’intervento dell’avvocato Pietro Castignani, portavoce dei manifestanti e al quale Toolk ha sottoposto il piano e le finalità dello stesso, i cinesi presenti hanno sciolto la manifestazione. «Resta una attività di denigrazione nei confronti di Luigi Gobbi e della sua famiglia compiuta dai cinesi e di cui si è avuta prova mediante pubblicazioni di immagini e frasi diffamatorie su social network cinesi che ci ha indotto al deposito di denuncia – querela anche per tutelare la persona, l’azienda e la procedura stessa» dichiara il legale.
 
Secondo quanto afferma lo stesso Gobbi, la situazione economico-finanziaria di Toolk è peggiorata nel secondo semestre del 2019 per poi ricevere il colpo di grazia con la pandemia Covid-19 che ha portato al blocco degli incassi e al congelamento delle spedizioni di calzature già pronte e destinate all’estero. L’azienda, attraverso i suoi consulenti, in piena pandemia e con uno scenario futuro denso di incognite, ha optato per una ristrutturazione del debito mediante una proposta depositata lo scorso 6 aprile. «Dopo aver chiesto una integrazione della documentazione, siamo in attesa della risposta del tribunale di Fermo e dell’eventuale convocazione dei creditori» precisa l’avvocato Santoni secondo cui «molti creditori hanno già manifestato interesse alla proposta formulata».
L’attività
Inoltre, a breve «chiederemo anche - rimarca Santoni - la possibilità di poter riprendere la regolare attività visto che ci sono ordini in portafoglio» prosegue il legale che poi sottolinea: «I creditori cinesi, che tra l’altro hanno già incontrato la proprietà aziendale prima del 6 aprile, sostengono che Toolk vuole fallire e non pagare. Invece qui stiamo andando nella direzione opposta e cioè cercare di tenere in piedi un’azienda con 87 dipendenti e con un bagaglio professionale che va salvaguardato. Tra l’altro i creditori cinesi sono più garantiti dalla procedura intrapresa rispetto ad un normale concordato, infatti ove non intendessero accettare il piano di ristrutturazione (in caso di omologa dell’accordo) il loro credito verrebbe soddisfatto per intero.
I particolari
Non sarebbe stato incece così col concordato. Questo aspetto, insieme al fatto che oggi l’azienda non può effettuare pagamenti perché deve seguire un iter ben preciso, rende inutile la rivendicazione dei cinesi».

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