Alviero Martini, commissariata l'azienda di alta moda. I giudici: «Borse e accessori fabbricati da cinesi sfruttati»

L'amministrazione giudiziaria è stata disposta dalla Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano

Alviero Martini, commissariata l'azienda di alta moda: «Borse fabbricate da cinesi in nero e sfruttati»
Alviero Martini, commissariata l'azienda di alta moda: «Borse fabbricate da cinesi in nero e sfruttati»
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Gennaio 2024, 13:48

Alviero Martini spa, commissariata l'azienda di alta moda. A disporre l'amministrazione giudiziaria è stata la Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano in un'inchiesta dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del pm Paolo Storari. L'azienda , specializzata in borse ed accessori, «ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell'ambito del ciclo produttivo». Sarebbero stati massimizzati i profitti usando «opifici cinesi» e «facendo ricorso a manovalanza in nero e clandestina».

Il commissariamento

Il commissariamento è stato disposto dalla Sezione misure di prevenzione, presieduta da Fabio Roia, a carico dell'azienda fondata nel '91 e con sede a Milano, che produce in particolare borse e accessori famosi per le mappe geografiche disegnate. Stando agli accertamenti, l'impresa non avrebbe «mai effettuato ispezioni o audit sulla filiera produttiva per appurare le reali condizioni lavorative» e «le capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato».

L'appalto

È stato accertato che «la casa di moda» avrebbe affidato «mediante contratto di appalto con divieto di sub-appalto senza preventiva autorizzazione, l'intera produzione a società terze, con completa esternalizzazione dei processi produttivi».

E le aziende appaltatrici, però, avrebbero «solo nominalmente» una «adeguata capacità produttiva e possono competere sul mercato solo esternalizzando le commesse ad opifici cinesi, i quali riescono ad abbattere a loro volta i costi grazie all'impiego di manodopera irregolare e clandestina in condizioni di sfruttamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA