Costi al massimo, personale al minimo: il lavoro c’è ma non si riesce a produrre

Costi al massimo, personale al minimo: il lavoro c’è ma non si riesce a produrre
Costi al massimo, personale al minimo: il lavoro c’è ma non si riesce a produrre
di Massimiliano Viti
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Venerdì 23 Settembre 2022, 05:10

FERMO  - Il problema non sembra essere la mancanza di ordini quanto le difficoltà di produrre: costi al livello massimo e personale al minimo. Si è chiusa l’edizione numero 100 di Lineapelle confermando come la filiera sia sotto stress per i costi, energetici e dei materiali, il cui acquisto non è scevro da ostacoli. 

 
Il bilancio
«Siamo soddisfatti di Lineapelle.

Dopo la pandemia c’è molta più qualità dei visitatori che hanno le idee ben chiare dove andare e cosa comprare. Non sono arrivati, ovviamente cinesi, russi e ucraini che frequentavano la fiera, ma abbiamo visto maggiori presenze da Francia, Nord Africa» osserva Francesco Runcio, responsabile commerciale di Tecnofilm. I rincari e la difficoltà di approvvigionamenti dei materiali aprono una serie di situazioni da gestire. Per esempio come conservare la marginalità e la liquidità. I suolifici, ad esempio, praticano dei prezzi fissi al cliente validi per 4-6 mesi ma non sanno, tra due mesi, a che prezzo compreranno i materiali per la produzione».

Anche Luigi Martellini di Italtacco traccia un bilancio positivo della manifestazione fieristica: «Si vede che c’è molta voglia di ripartire. Il problema è la bolletta elettrica passata da 50-60.000 euro a 250-260.000 euro al mese. Se ricaricassi questi costi sui prezzi di vendita andrei fuori mercato, offrendo il fianco alle produzioni straniere più economiche. Il governo italiano deve fare qualcosa perché molte Pmi a dicembre tireranno le somme e decideranno se continuare a lavorare o chiudere. È una situazione allarmante». Paolo Marini di Nanni Agenzie osserva come il buon esito di Lineapelle segue i positivi riscontri di Micam e Mipel. «Se aggiungiamo anche il buon momento delle griffe del lusso abbiamo un quadro confortante. Ma un potenziale aumento delle produzioni finirebbe per acuire il problema della carenza di manodopera del settore calzaturiero e della pelletteria che sarà la vera sfida dei prossimi anni del nostro distretto ma anche del nostro paese. Poi abbiamo tutta la questione costi e approvvigionamento dei materiali da affrontare. I tempi di acquisto si sono notevolmente dilatati per cui sei costretto ad anticipare gli ordini e corri più rischi di sbagliare o i prodotti o le quantità». 


Il decreto
Tornando al Micam, oltre al buon esito del salone calzaturiero, Confindustria Fermo segnala un’altra buona notizia per gli operatori del settore. Il decreto Aiuti Ter in contiene lo slittamento di un mese (dal 30 settembre al 31 ottobre) per aderire alla sanatoria prevista per chi avrebbe usufruito del credito d’imposta ricerca e sviluppo. «Prendere tempo era la richiesta minima che avevamo avanzato, ora starà al nuovo Governo rimediare a un provvedimento assurdo e retroattivo che va a penalizzare chi ne ha usufruito per realizzare, ad esempio, i campionari degli ultimi cinque anni» precisa Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri fermani che fa presente il ruolo giocato da Confindustria Fermo attraverso l’elaborazione delle richieste presentate alla politica, la valutazione di moratorie e supporti con banche e Confidi e il miglioramento dei servizi da offrire agli associati.

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