Macerata, sindaci in pressing per le case di riposo: «Costi insostenibili». Appello alla Regione per l’aumento della quota di compartecipazione

Macerata, sindaci in pressing per le case di riposo: «Costi insostenibili». Appello alla Regione per l’aumento della quota di compartecipazione
Macerata, sindaci in pressing per le case di riposo: «Costi insostenibili». Appello alla Regione per l’aumento della quota di compartecipazione
di Giulia Sancricca
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 12:58

MACERATAI costi di gestione delle case di riposo continuano a pesare sempre di più sulle casse comunali. Amministrazioni equilibriste sono quindi costrette a far quadrare i conti tra una compartecipazione regionale che continua a essere bassa rispetto alle cifre del resto d’Italia, le rette a carico delle famiglie che, seppur ritoccate, non riescono comunque a coprire tutte le spese, e i bilanci che contano disavanzi di centinaia di migliaia di euro. Torna quindi a farsi sentire la posizione dei primi cittadini - al di là del colore politico - che da tempo chiedono un intervento della Regione.

La posizione

In testa c’è il sindaco di Treia, Franco Capponi, che parte dal problema più annoso: «Da oltre 15 anni la quota regionale non è mai stata adeguata, nonostante il forte aumento dei costi di gestione della struttura, specialmente negli ultimi anni a causa della pandemia che ha anche ridotto notevolmente il numero di ospiti a causa delle misure di sicurezza e prevenzione.

Nel 2022 abbiamo assistito inoltre al più grande aumento dei costi di gestione che ha prodotto un disavanzo di oltre 200mila euro per le casse comunali». La stessa situazione anche per altri centri: «Tutti i Comuni dell’ambito sociale di Macerata che gestiscono una residenza protetta (l’Ircer di Macerata, Corridonia, Montecassiano, Pollenza, Treia, Mogliano-Urbisaglia) hanno chiesto da mesi un incontro all’assessore alla sanità e ai servizi sociali Filippo Saltamartini perché tutte le nostre residenze protette sono in perdita e la quota di compartecipazione della Regione non è stata adeguata, ma a due mesi da questa urgente richiesta, la Regione non ha ancora dato riscontro».

I costi

E intanto i costi si fanno sempre più insostenibili, tanto che pure Treia ha ritoccato la retta: «Questa spesa in un bilancio come il nostro incide in maniera ormai non più sostenibile. Le Marche a oggi sono all’ultimo posto in Italia per partecipazione alla quota sanitaria delle residenze protette che nelle altre regioni è di 55 euro al giorno per ospite». Nelle Marche, invece, come ricorda il sindaco di Montecassiano, Leonardo Catena: «La quota che era di 33 euro ha ottenuto solo l’adeguamento Istat che l’ha portata a 37 euro per ospite. Il fatto che il problema esista da anni non esenta chi governa ora a prendere delle misure per risolverlo. L'adeguamento fatto è talmente irrisorio che non cambia la situazione». Allora continuano i ritocchi alle rette da parte dei Comuni, ma «non possono mai raggiungere le cifre che servirebbero per un pareggio di bilancio. Il deficit è insostenibile». A risentirne sono quindi le strutture: «Se ogni anno siamo sotto di 150mila euro è impossibile occuparsi della manutenzione ordinaria e dell’ampliamento delle strutture». Catena sintetizza quindi i punti su cui bisogna intervenire: «Maggiori risorse per la componente sanitaria: il contributo regionale deve arrivare almeno a 50 euro per avvicinarci alla media delle altre regioni. Il convenzionamento regionale venga portato al 100% dei posti delle strutture e non solo all’80% come è oggi solo nella nostra provincia». Questo significa che su 100 posti letto oggi solo 80 godono della compartecipazione alle spese da parte della Regione e 20 sono interamente a carico del Comune. Ad aumentare le rette per due anni consecutivi anche Corridonia. «Nel 2022 abbiamo registrato un disavanzo di 283.990 euro. Nel pre-rendiconto non definitivo del 2023 è previsto un disavanzo di 218.087 euro. Ora le rette sono arrivate a 1.400 euro per gli ospiti non autosufficienti e 1.250 per gli autosufficienti. Siamo sulla media locale, anche più bassa, ma il deficit è grande. Dalla Regione abbiamo ottenuto solo 4,80 euro in più e non bastano perché le spese di gestione sono triplicate. Parliamo di un servizio storico che vogliamo continuare a dare, ma così la situazione è insostenibile. Tra la compartecipazione regionale e le rette riusciamo a coprire il 69% dei costi. Il resto deve metterlo il Comune».

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