Il Micam si dà un taglio: durerà 3 giorni: «Ma ora debbono calare anche i costi della fiera». Allarme per i terzisti delle griffe

Novità per l’evento milanese mentre le aziende si preparano alle prossime sfide.

Il Micam si dà un taglio: durerà 3 giorni: «Ma ora debbono calare anche i costi della fiera». Allarme per i terzisti delle griffe
Il Micam si dà un taglio: durerà 3 giorni: «Ma ora debbono calare anche i costi della fiera». Allarme per i terzisti delle griffe
di Massimiliano Viti
3 Minuti di Lettura
Sabato 23 Marzo 2024, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 11:18

FERMO La prossima edizione di Micam Milano si svolgerà dal 15 al 17 settembre. Non più i soliti 4 giorni ma 3. La presidente di Assocalzaturifici Giovanna Ceolini aveva annunciato cambiamenti del salone internazionale della calzatura ed ecco che arriva il primo, legato alla sua durata. Da tempo si discuteva sulla opportunità di far durare il salone 4 o 3 giorni, con opinioni, ovviamente discordanti. E già in passato i vertici dell’associazione erano stati chiamati a decidere se confermare il solito calendario di 4 giorni o se accorciarlo di un giorno. 

L’attesa

Ora gli espositori si aspettano una riduzione commisurata dei costi. Per poi verificare sul campo, a settembre, se la scelta si è rivelata giusta. Ma se per le aziende che producono per un marchio di proprietà il Micam è molto importante, chi produce conto terzi e non partecipa al salone ha altri grattacapi generati dagli ordini razionalizzati, spesso totalmente mancanti. E le aziende terziste della filiera del lusso non hanno altra scelta se non quella di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Ma c’è un limite di legge all’utilizzo della cassa integrazione e tra poco le imprese saranno costrette a licenziare se non interverrà una deroga. Gran parte delle griffe del lusso ha tagliato gli ordini ai vari producer. Questo perché la capacità produttiva interna dei marchi è sufficiente (e spesso risulta pure sovradimensionata) per coprire il fabbisogno attuale.

Le prospettive

Circolano voci circa un generale ridimensionamento e/o allungamento dei tempi dei piani delle assunzioni delle firme.

Anche gli investimenti per la realizzazione o l’ampliamento degli opifici non vengono più accelerati. I sindacati non commentano. Ma affermano: «Desta preoccupazione il ricorso importante agli ammortizzatori sociali soprattutto nell'artigianato» osserva ad esempio Francesco Interlenghi di Femca Cisl Marche.

La fase

Interlenghi conferma il rallentamento del sistema moda nel suo complesso, con situazioni comunque diversificate. Una situazione che colpisce in particolare l’industria del Fermano, strettamente legata alle calzature. Ma lo stesso Interlenghi non si lascia prendere dagli allarmismi: «Senza entrare nel merito delle scelte fatte dalle aziende, posso dire che veniamo da anni in cui il settore è cresciuto molto e attualmente siamo in una fase di riequilibrio. Stiamo monitorando la situazione al fine di evitare la perdita di posti di lavoro e di professionalità importanti. In questa fase è necessario tutelare i distretti e rafforzare la filiera produttiva anche attraverso interventi mirati» osserva. Il periodo che sta attraversando il distretto calzaturiero fermano-maceratese potrebbe portare a operazioni di M&A o di annessioni ai vari poli industriali come quelle che si sono verificate nell’ultimo anno. Alcune trattative sarebbero in corso e potrebbero arrivare a definizione nei prossimi mesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA