Rincari a tavola, nel Fermano i ristoratori si mobilitano contro gli aumenti: «Ma cresce il prezzo del pesce»

Rincari a tavola, nel Fermano i ristoratori si mobilitano contro gli aumenti: «Ma cresce il prezzo del pesce»
Rincari a tavola, nel Fermano i ristoratori si mobilitano contro gli aumenti: «Ma cresce il prezzo del pesce»
di Serena Murri
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Domenica 23 Aprile 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 14:18

FERMO - Con l’arrivo del primo caldo e il ponte di festa del 25 Aprile è un momento decisivo per il mondo del commercio. Lo stesso che, come le famiglie e le imprese, viene dai duri mesi degli aumenti dei prezzi e del caro spesa che ha frenato i consumi. Nella spesa alimentare, i costi delle materie prime arrivati alle stelle fanno sì che questo si ripercuota sulla ristorazione, in primis nel settore del pesce, sebbene la situazione sia migliorata rispetto ai mesi scorsi.

Ma i rincari continuano a riguardare molti aspetti dei consumi quotidiani. Dalle colazioni al bar, alle cene nei ristoranti. Fino a raggiungere inevitabilmente anche i servizi in spiaggia, nonostante gli addetti ai lavori dicano che i listini per l’estate siano rimasti invariati. Qualche adeguamento ulteriore potrebbe esserci ancora magari rivedendo anche l’offerta dei menù e i servizi a tavola.


La riviera


Dal ristorante Altamarea di Porto San Giorgio, il titolare Claudio D’Angelo rimarca che «siamo ancora stabili sui livelli di prezzo dell’anno scorso, almeno in fatto di spesa.

Possiamo dire che è aumentata la carne di maiale e che se ne trova poca. Il prezzo del burro si sta invece abbassando, e anche quello dell’olio. È una conseguenza del ridimensionamento recente dei costi dell’energia. Stiamo lavorando bene, la gente c’è. Noi siamo sempre aperti e lavoriamo tutti i giorni. Molto dipende dal servizio che vuoi dare: insomma, il lavoro c’è e i prezzi sono nella media. Il mercato si sta stabilizzando, ma di certo non avremo più i prezzi del 2019». Dal Caffè Belli lungo corso Cefalonia a Fermo, Claudio Cognigni tiene a precisare che «i rincari sono dati, è chiaro, dagli aumenti delle bollette. Essendo aumentati i costi delle materie prime, di conseguenza è aumentato tutto.

Servono tre passaggi per far arrivare un prodotto al venditore, e ora sono aumentati tutti e tre i passaggi. Per produrre i salmoni d’allevamento, ad esempio, serve più tempo e s’impiega più elettricità: è normale che aumentino i costi. E così il salmone da 6 euro al chilo è andato a 11 euro. Tutto è aumentato; anche i prezzi dell’Aperol, per fare un piccolo esempio, sono raddoppiati, da 1 a 2 euro. Il vetro delle bottiglie costa di più, essendo aumentati i costi di produzione. E noi con la partita Iva siamo costretti ad aumentare i prezzi: il problema è che chi invece è un dipendente e ha uno stipendio fisso, decide di essere più attento ai consumi».


La tendenza


L’inflazione ha mangiato una piccola fetta degli stipendi e questi, dal canto loro, non sono aumentati. «Si vede dal fatto - riprende - che la gente esce meno, in settimana quasi per niente, poi arrivano tutti in massa per le festività, come a Pasqua. Invece la situazione in settimana è fin troppo tranquilla. Ma quello che vedo nei miei clienti, è che cercano di più la cultura del cibo, chiedono qualità, anche nella ricerca della bottiglia di vino. Gli aumenti, rispetto a prima del Covid, ci sono stati. Se prima spendevo 25 euro per l’olio di semi, ora ne spendo 60. Bene o male, la nostra è un’attività giovane, sto qui da 7 anni, questo è il primo momento di effettivo aumento dei costi che vedo. Prima, con 50 euro facevi una serata, ora non ti bastano più». Per gli stagionali, si parla di «cauti aumenti» e di ritocchi ai prezzi per lettini e ombrelloni, come spiegato da Romano Montagnoli di Porto San Giorgio: «Non più - rimarca - del 10%, percentuale massima che fra noi quasi nessuno ha mai applicato. Qualcuno può aver aumentato dallo zero al 10% significa che un lettino passa da 5 o 6 euro, per qualcuno a 7 euro. Poi noi, normalmente gli aumenti, li comunichiamo collettivamente. È aumentato tutto, anche l’insalata è arrivata a 3 euro al chilo».


Gli adeguamenti


Ci saranno dei ritocchi «che potremmo chiamare - dice - adeguamenti. Così per la spiaggia, se un ombrellone in prima fila lo paghi 6 o 700 euro per tutta la stagione, mettiamo siano 100 giorni, significa che giornalmente quell’ombrellone è costato 7 euro. Un lettino che noi balneari, quando lo andiamo ad acquistare, è arrivato a costare 200 euro. Si può dire che i prezzi del mercato sono questi e qualcuno, più che applicare gli aumenti, si è adeguato. Personalmente, i lettini li metto a 6 euro, vedremo se ritoccarli oppure no. Invece, il canone per noi, è aumentato del 25%. I rincari ci sono e sono fisiologici, anche per noi che diamo un servizio alla collettività».

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