Calzature, Confindustria Fermo in pressing: «Servono giovani formati, si muovano anche le griffe»

Calzature, Confindustria Fermo in pressing: «Servono giovani formati, si muovano anche le griffe»
Calzature, Confindustria Fermo in pressing: «Servono giovani formati, si muovano anche le griffe»
di Massimiliano Viti
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Venerdì 2 Settembre 2022, 05:55

FERMO - Se il distretto calzaturiero fermano ha ancora numeri di rilievo lo si deve all’attività di subfornitura che nel corso degli anni è costantemente aumentata. Per dirla in modo semplicistico, l’azienda che ha buttato fuori dal mercato l’impresa fermana è la stessa che poi torna da lei per farla produrre col proprio marchio. L’arrivo delle griffe porta con sé alcuni vantaggi ma anche alcuni svantaggi. E ora, quello più dolente, riguarda la forza lavoro.

La carenza di manodopera, i giovani che non sono attratti dai lavori manuali, con tagliatori e orlatrici figure in via di estinzione sono elementi che rappresentano un grave problema, ulteriormente esacerbato dalla presenza delle griffe, capaci di offrire contratti di lavoro più vantaggiosi rispetto a quelli di una classica Pmi fermana, riuscendo così ad accaparrarsi i lavoratori.


La tendenza
«Molti brand preferiscono assumere direttamente figure chiave in forza ad altre imprese, rischiando così di indebolirle» conferma in una nota Valentino Fenni, presidente sezione calzature Confindustria Fermo.

In qualche caso si assiste a ciò che accadeva 30 anni fa con alcune figure chiave per la produzione calzaturiera che vengono contese a forza di rialzi di stipendio e aumento di vari benefit. Ma, alla fine, il problema di fondo resta. «È sempre più difficile trovare giovani che abbiano voglia di imparare un mestiere» commenta Fenni che poi entra a gamba tesa sul ruolo della famiglia: «La disaffezione nei confronti della fabbrica è data dalle famiglie, il vero problema. Lavorare in fabbrica non è più come negli anni ’60, con luoghi meno salubri e stipendi bassi. Oggi un dipendente calzaturiero, ma vale anche per figure come il piegatore di lamiere nel mondo meccanico, guadagna bene e lavora in condizioni ottimali. Il salto culturale resta lo step necessario per ridare linfa alle nostre imprese».


Il fenomeno
Più che la formazione, attirare i giovani è la vera sfida del comparto che sorregge l’economia della provincia e che, malgrado le difficoltà di questi anni, resta di gran lunga il più importante del Fermano. Su questo tema era intervenuto anche Alessandro Migliore, direttore Cna Fermo, che in una nostra intervista aveva detto: «Il problema principale è che sempre più giovani stanno prorogando l’età in cui iniziano a assumersi delle responsabilità. Trovare una strada per il proprio futuro, guadagnare per essere completamente indipendenti a livello economico dalla famiglia è un passo che molti compiono alla soglia dei 40 anni». Fenni capisce che con questa situazione bisogna dialogare e coinvolgere i top brand che producono in questo territorio.
Gli step
«Quello che le griffe possono fare è diventare il volano per lo sviluppo della formazione all’interno del distretto. Insieme possiamo riuscirci. Serve un patto per il futuro. Il secondo step per fare delle griffe una risorsa è quello di potenziare la rete tra loro e le piccole imprese. Contratti di filiera, collaborazioni, agevolazioni, in modo che sia l’intera azienda a lavorare e non solo il singolo dipendente che cambia il colore e il nome del grembiule», afferma ancora lo stesso presidente dei calzaturieri fermani che poi chiosa: «I brand che sono sul territorio hanno già un gruppo di terzisti consolidato, noi vorremmo far crescere questa rete e dare al sistema una organizzazione tale che renda il distretto un polo produttivo sia per chi vuole stare sul mercato con il proprio nome, sia per i principali marchi della moda e del lusso».

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