Presenta il certificato di conoscenza di italiano, ma non parla una parola: pakistano denunciato per falso

Fermo, presenta il certificato di conoscenza di italiano, ma non parla una parola: pakistano denunciato per falso
Fermo, presenta il certificato di conoscenza di italiano, ma non parla una parola: pakistano denunciato per falso
di Pierpaolo Pierleoni
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 09:49

FERMO - I documenti accertavano una buona conoscenza dell’italiano, verificata da un ente terzo. Peccato che al riscontro pratico non riuscisse ad esprimersi minimamente in lingua. Non aveva dimenticato all’improvviso quanto appreso durante la sua permanenza nel Belpaese. La lingua non l’aveva mai saputa. 

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Però aveva imparato a falsificare gli atti, dato che i documenti presentati, per richiedere il permesso di soggiorno, sono risultati fasulli. E’ quanto scoperto dagli agenti della Questura di Fermo, che hanno acclarato le irregolarità commesse da un Pakistano, presentatosi allo sportello dell’Ufficio immigrazione.
 
Tra la documentazione che gli stranieri devono presentare per ottenere il permesso di soggiorno senza scadenza temporale, infatti, la legge prevede che venga certificata la conoscenza della lingua, rilasciata da un ente autorizzato. Sotto l’aspetto delle carte, il pakistano sembrava in regola, con documenti idonei ad attestare la sua acquisita conoscenza dell’italiano. Ma quella conoscenza, faccia a faccia, si è dissolta come neve al sole. Di fronte al personale dell’ufficio, infatti, la difficoltà di comunicazione è emersa in modo plateale e l’uomo non è stato in grado di rispondere alle informazioni minime che gli venivano richieste. Gli agenti, così, hanno deciso di vederci chiaro. Era troppo evidente la discrepanza tra quanto risultava nelle certificazioni fornite e la mancanza di conoscenza e capacità di comprensione ed espressione evidenziata all’atto pratico. 
Sospetti fondati
Gli operatori si sono così messi al lavoro sui documenti e i sospetti si sono rivelati fondati. Era tutto falso. Lo straniero non parlava una parola d’italiano e nessuno aveva accertato le sue inesistenti competenze. Così, invece di ricevere il permesso di soggiorno, ora dovrà rispondere del reato di truffa, è stato denunciato all’autorità giudiziaria. Le indagini però non si fermano. In Questura si sta cercando di capire se la falsificazione sia stata effettuata autonomamente, oppure il pakistano si sia rivolto a qualcuno che gli avrebbe fornito il “servizio”.

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