Fermo, fumata nera per i calzaturifici: sala l'accordo per ripartire

Fermo, fumata nera per i calzaturifici: sala l'accordo per ripartire
Fermo, fumata nera per i calzaturifici: sala l'accordo per ripartire
di Francesca Pasquali
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Sabato 18 Aprile 2020, 10:28

FERMO - Fumata nera sulle riaperture dei calzaturifici. Il Fermano non si è messo d’accordo. Da una parte ci sono gli imprenditori, pronti a ripartire prima del 4 maggio. Dall’altra i sindacati, in linea con il cronoprogramma del Governo stabilito per il contenimento del coronavirus. La questione è stata al centro del Tavolo di sviluppo provinciale che si è riunito mercoledì scorso in videoconferenza

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La richiesta di riaccendere quanto prima le manovie è arrivata dalle associazioni di categoria. La stagionalità che caratterizza il settore – si è detto – non permette di aspettare oltre. «Riaprire dopo il 4 maggio – è stato spiegato – significherebbe non avere il tempo per affrontare le nuove fiere per la stagione successiva e, quindi, perdere ancora mercati e produzione, anche in confronto ai produttori di altri Paesi o di altre regioni italiane, qualora ripartissero prima». 
 
Sul fronte opposto, i sindacati, per i quali riaprire in anticipo significherebbe «mettere in forte repentaglio la sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie e, quindi, vanificare gli sforzi fin qui compiuti per il contenimento del contagio». Sfumato l’accordo sul quando, sul come si marcia compatti. La ripartenza del settore – il pensiero comune – non potrà avvenire se non nel rispetto di tutte le misure di sicurezza imposte dall’emergenza. In altre parole: quando arriverà il momento, potranno tornare al lavoro solo i calzaturifici «in grado di dimostrare e garantire il rispetto del protocollo di sicurezza nazionale sottoscritto dalle associazioni di categoria nazionali e da tutte le sigle sindacali». Sintonia anche nel chiedere facilitazioni per l’accesso al credito e alla liquidità, aiuti specifici per le aziende del settore turistico e commerciale, con «la limitazione dei costi relativi a imposte e tasse locali» e il rifinanziamento, per i lavoratori delle aziende in crisi, della Naspi e degli altri ammortizzatori sociali, «per fare in modo che nessun lavoratore dipendente rimanga senza le risorse essenziali». 
La Provincia
A tirare le somme è la presidente della Provincia. «Questo territorio – dice Moira Canigola – non è in grado di sopportare un altro forte arresto. La situazione emergenziale ha già evidenziato troppe diseguaglianze: tra fasce di popolazione, con un terzo degli studenti che non riesce ad accedere alla didattica a distanza per mancanza di dispositivi e di connessione, e tra territori, con sistemi sanitari differenziati tra le Regioni. Non trasformiamola anche in uno strumento per cancellare sistemi economici di interi territori, frutto di una cultura consolidatasi nel tempo». Riaprire prima possibile, ma in sicurezza, il bersaglio da centrare. «Senza vanificare i buoni risultati ottenuti fin qui e continuando ad avere come obiettivo principale la sicurezza degli operatori tutti – spiega Canigola –, occorre mettere in campo tutte quelle azioni necessarie per determinare una riapertura “sicura” nel più breve tempo possibile, in quanto nessuna politica assistenziale sarebbe poi in grado di risollevarci da una crisi economica e sociale profonda e dirompente di tutti gli assetti sociali ed economici».

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