Assalto al portavalori sull'autostrada A14, il vigilante: «Quel bandito mi ha detto: ti sparo in testa»

Il racconto del capo scorta: «Era italiano, accento del sud»

Assalto al portavalori sull'autostrada A14, il vigilante: «Quel bandito mi ha detto: ti sparo in testa»
Assalto al portavalori sull'autostrada A14, il vigilante: «Quel bandito mi ha detto: ti sparo in testa»
di Patrizia Pennella
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Sabato 8 Luglio 2023, 10:54

Violenti e disposti a tutto. Forse troppo. Sono gli otto uomini che ieri mattina hanno provato a rapinare il furgone portavalori dell'istituto di vigilanza Aquila lungo l'autostrada A14, tra i caselli di Pescara ovest e Pescara nord. Pochi minuti di assalto criminale che hanno tenuto per ore in ostaggio del traffico i territori di tre province: Pescara, Chieti e Teramo.

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La testimonianza

Sono da poco passate le sette del mattino: il blindato con a bordo due guardie giurate viaggia in direzione nord lungo l'autostrada.

Un'auto che precede costringe a rallentare leggermente la velocità di marcia, finché arrestarsi non diventa una necessità, tra l'asfalto cosparso di chiodi e un mezzo pesante messo di traverso che blocca completamente il transito. Quando il vigilante si ferma, dalle auto che precedono i banditi scendono al volo: impugnano armi lunghe, forse kalashnikov. Volto coperto, abbigliamento anonimo. Le due guardie, come da protocollo restano ferme all'interno del blindato. I banditi intimano di scendere: una, due volte. Poi parte la prima raffica di colpi che lascia i segni sulla parte anteriore sinistra del mezzo. Il caposcorta e l'altro agente restano ancora fermi, parte un'altra serie di colpi, diretta allo sportello di guida. Sparano per spaventare, ma sparano anche ad altezza uomo. E non demordono: con una mola riescono in brevissimo tempo ad aprire un piccolo varco tra la carrozzeria e lo sportello e, attraverso un tubo, hanno iniziato a far filtrare all'interno della cabina di guida sostanze tossiche. Le due guardie giurate rischiano di soffocare, sono costrette a spalancare lo sportello e a scendere. I banditi li strattonano: ne viene fuori uno scontro fisico rapidissimo, che lascia appena qualche escoriazione. Sono stati comunque trasportati in ospedale per accertamenti, soprattutto per il rischio di intossicazione.

«Mi ha puntato l'arma contro - racconta il capo scorta - e mi ha detto ti sparo in testa. Era italiano, accento del sud». Poi il rumore delle sirene costringe i banditi a ripiegare. Si spaventano, risalgono a bordo di tre auto e si spostano di pochi chilometri: bruciano i mezzi e scappano facendo perdere le loro tracce. Nell'arco di pochissimi minuti al centro operativo della polizia autostradale e alla sala operativa della questura sono arrivate decine di telefonate. In direzione sud le macchine continuavano a poter passare e gli automobilisti hanno avvertito di quanto stava accadendo. Un altro vigilante in auto di servizio si è fermato, a distanza e, secondo una prima ricostruzione, anche contro di lui sono stati esplosi alcuni colpi. Insieme alla polstrada sono arrivate immediatamente le pattuglie della squadra volante, coordinate dal dirigente Pierpaolo Varrasso, poi gli agenti della scientifica e quelli della squadra mobile diretti da Gianluca Di Frischia.

L'intervento

L'intero dispositivo è stato organizzato e controllato dal questore Luigi Liguori. L'intervento è stato praticamente immediato: la rapidità, unita al comportamento delle guardie giurate, ha di fatto impedito che la rapina andasse a buon fine. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere le fiamme e mettere in sicurezza le auto incendiate.
Adesso è tutto in mano agli investigatori, che già nel primo pomeriggio di ieri hanno ascoltato le due guardie giurate per avere un quadro chiaro della dinamica degli eventi. I rilievi hanno richiesto tempi lunghi e accortezze particolari: si sono sviluppati in quattro punti diversi dell'autostrada e hanno comunque consentito di raccogliere materiale. Su cui ora la squadra mobile sta già lavorando.

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