Allarme rosso, battaglia dei vini con Montepulciano, litigano Piceno e Abruzzo. Il presidente Savini: «Il nome di un vitigno non è proprietà privata»

Giorgio Savini presidente del Consorzio di tutela dei vini piceni
Giorgio Savini presidente del Consorzio di tutela dei vini piceni
di Marco Vannozzi
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 18:15

ASCOLI - Il vino fa litigare Piceno e Abruzzo. Pomo della discordia è il Montepulciano e l’utilizzo del termine sull’etichettatura. Qualche settimana fa, nel decreto ministeriale, ancora in attesa di approvazione, un nuovo comma cosiddetto “salva Montepulciano d’Abruzzo” vieta di fatto l’uso del nome di un vitigno laddove le uve sono prodotte nello stesso areale in cui una Doc o Docg porta il nome del medesimo vitigno. C’è stata una grande sollevazione da parte del settore e tutto è stato rimandato al prossimo autunno, quando si riunirà la Conferenza Stato Regioni. 
  

Dall’altra parte del Tronto si rivendica l’esclusiva del nome del vitigno.

Il Consorzio di tutela del Montepulciano d’Abruzzo chiede il reinserimento nel registro nazionale del sinonimo “Cordisco” per il vitigno “Montepulciano”. A stretto giro ecco la replica del Consorzio vini piceni. «Sorprende la nuova posizione del Consorzio, soprattutto perché campeggia nelle pagine di stampa in un periodo estivo e non discussa nelle sedi opportune – afferma il presidente Giorgio Savini -. Tutti ricordano che la modifica fu proposta anche da un parlamentare del Piceno, giustamente, per dare la possibilità ai produttori delle nostre Denominazioni di origine, in particolare nel Rosso Piceno dop, il rosso più diffuso delle Marche, e nell’Offida Rosso docg, tutelati da questo Consorzio, di far conoscere realmente la composizione ampelografia delle nostre Do. Riteniamo paradossale che all’atto della descrizione dei vitigni che sono alla base dei nostri disciplinari, dove il Montepulciano può arrivare fino all’85%, dovremmo glissare come generico vitigno a bacca rossa. Tra l’altro la norma ammetterebbe solo una descrizione generica, in maniera discorsiva e senza evidenziazioni di carattere e non campeggerebbe di fianco al nome della denominazione. Quindi la possibilità di ravvisare concorrenze o confusione è praticamente azzerata ed il tentativo dell’utilizzo del sinonimo “Cordisco”, di cui non si rileva traccia nei nostri disciplinari, alimentando in questo caso solo confusione, appare solo un mortificante palliativo». 

La stoccata


 
E poi la stoccata finale. «Il nome di un vitigno non può essere considerato proprietà privata da alcuno, né tantomeno da un Consorzio di tutela - tuona Savini -. Giova ricordare che anche questo Consorzio avrebbe auspicato limitare l’utilizzo di Passerina e Pecorino, vitigni autoctoni originari anche del Piceno, dovendo poi accettare l’uso generale su denominazioni di altri areali. Il Consorzio di tutela vini piceni ritiene che l’utilizzo del termine “Montepulciano” in etichetta andrebbe solo a rendere più completa la descrizione delle nostre denominazioni coinvolte, Offida Rosso docg e Rosso Piceno dop, le cui immagini sono note per caratteristiche e peculiarità proprie, legate al territorio di origine, da cui proviene oltre il 50% della produzione vitivinicola regionale complessiva, grazie anche alla sapienza ed alla capacità imprenditoriale dei nostri produttori».  

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